La Discoteca del Diavolo 1.17 – Chris Whitley monografia con losers a supporto

La propensione a sviluppare un certo interesse verso musicisti rimasti marginali, rende l’archivio del Satanasso il luogo ideale per riallacciare i fili di quelle storie artistiche che, sebbene interessanti, non hanno determinato per l’artista in questione un pari riscontro di successo e, per conseguenza, sono spesso passate sotto silenzio per i più. Chris Whitley, talentuoso chitarrista-compositore texano, ricade senz’altro in questa categoria. Così, per una inconsueta puntata monografica della Discoteca del Diavolo, il vostro Tiedbelly di quartiere ha voluto ricostruire alcune tappe di una carriera che avrebbe potuto essere costellata di successi ma così non fu. Whitley condusse infatti un’esistenza artistica funestata dalla un’urgenza di libertà espressiva che ne rese scarso servizio alle finanze quantunque risultasse sempre ben accolta dalla critica. Furono l’alcool e un temperamento da “rolling stone” a costruire l’aura da perdente di talento che Whitley si porterà fino alla tomba. Scomparso prematuramente a 45 anni, lascia un retaggio in cui l’influenza dei “suoi” tempi – siamo a fine anni ’90, nel pieno sviluppo delle forme grunge e noise – si mescolò al linguaggio del blues in una sintesi originale e mai riproposta in seguito. A commento, la playlist segue la traccia dell’incostanza artistica, rinvenibile anche negli altri musicisti proposti, in una fratellanza creata ad hoc grazie alle perle conservate nell’archivio del Satanasso. Recuperate Chris Whitley: fatevi questo favore.

1. Chris Whitley – Make the dirt stick
2. John Martyn – God’s song
3. Richard Thompson – Calvary cross
4. Chris Whitley – Know
5. Les Rallizes Denudes – Ice fire
6. Chris Whitley – Scrapyard lullaby
7. Jack rose – Now I’m a man full grown
8. Stephen Stills – Black queen
9. Chris Whitley – Ghost dance
10. William Tyler – The geography of nowhere
11. Steve Gunn & Mike Cooper – Pony blues
12. Roy Buchanan – Sweet dreams
Musical bed: Paolo Angeli – Navajo