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Stretta nella morsa di Mafia Capitale e Giubileo, commissariamento e inquinamento, Roma si trova in uno dei momenti più difficili della sua storia. Non che con i Visigoti di Alarico o i lanzichenecchi di Carlo V le cose andassero tanto meglio, ma quantomeno non era mai stata messa in discussione l’integrità della sua tradizione: ora invece è proprio tutto ciò che essa rappresenta a essere entrato in discussione. Di questa portata sono infatti i giudizi del commissario Tronca, secondo il quale Roma, ormai non più capitale morale, avrebbe bisogno di un “sussulto” di “legalità e civismo”.
La condanna di Roma ovvero, commissariata per manifesta incapacità di autogestirsi, si accompagna alla condanna di tutte le energie positive – dal basso – che essa nel corso degli ultimi decenni ha prodotto. Si è lasciato che molte esperienze, interessanti e originali, votate alla promozione di una cultura del rispetto e della partecipazione attiva dal basso, fossero ridotte luoghi di ritrovo di furbetti del quartiere, che non pagano le tasse e non fanno gli scontrini. Stiamo parlando di associazioni, comitati, assemblee di cittadini, movimenti dal basso e centri sociali, veri e proprio presidi territoriali di antimafia sociale, i quali non solo non si vedono riconosciuti i meriti che hanno avuto nel corso degli anni, ma che addirittura sono accusati di essere conniventi con quel sistema di cui hanno cercato e cercano di mostrare le contraddizioni.
Ed è proprio in questa situazione paradossale che due spazi occupati e autogestiti, il CSOA Sans Papiers e SCUP – sport e cultura popolare, hanno deciso di uscire dal silenzio, prendendo pubblicamente parola contro la speculazione e il degrado che da anni stanno aggredendo il loro quartiere, San Giovanni. “Nel corso degli anni la collaborazione e l’incontro con le altre realtà del territorio ci ha permesso di raccogliere numerose vertenze – ci raccontano in una sorta di conferenza stampa durante ECO-SOL-POP, il mercato biologico domenicale – dai lavori della Metro C all’incendio del centro di accoglienza per richiedenti asilo, dalla demolizione dello stabile di Via Nola (il primo SCUP) alla chiusura di una palestra popolare (la polisportiva Castello) da quarant’anni attiva nel territorio.” Gli argomenti non sembrano mancare ai ragazzi, che nonostante le difficoltà non hanno nessuna intenzione di mollare, anzi: ” Non abbiamo dovuto fare altro che mettere insieme i pezzi di questo puzzle per capire che è in atto da molto tempo una logica speculativa, che cerca di impoverire il tessuto sociale dei nostri quartieri, rendendoli luoghi adatti a centri commerciali, autostrade urbane a lento scorrimento e appartamenti di lusso, a scapito di spazi verdi, luoghi di aggregazione e rapporti più autentici tra le persone.”
“Questi anni di osservazione e partecipazione alle vertenze del territorio hanno prodotto un ampio materiale, che sta pian piano costituendo un vero e proprio dossier di inchiesta su quieta terra di confine tra il primo e il settimo municipio – una mappatura della speculazione edilizia la definiranno poco dopo – Questo lavoro di inchiesta è solo agli inizi ed è aperto al contributo e alla partecipazione di chiunque voglia.
Abbiamo cominciato un percorso che va oltre di noi, che immaginiamo possa essere continuato e divulgato da chi si occupa di queste cose di professione.”
Non tutto a Roma è clientelismo e corruzione, non tutto quel che i territori hanno prodotto si lascia ricondurre a una logica del profitto. A volte i territori hanno da dire qualcosa, a volte hanno da raccontare una storia che parla di antimafia sociale dal basso. I ragazzi e le ragazze di SCUP e Sans Papiers oggi hanno cercato di dimostracelo.

Marco Petruccioli e Manuela Moncada

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