Migliaia di persone ieri in piazza a Catania, non solo a difesa del consultorio e dello studentato sgomberati, ma per denunciare il comportamento delle Istituzioni che non solo cancellano diritti e servizi ma reprimono e criminalizzano chi quei servizi, come il diritto all’abitare, i percorsi di fuoriuscita dalla violenza e l’educazione sessuale e al consenso nelle scuole, li offre.

Migliaia di persone per denunciare il volto ipocrita di uno Stato che piange ipocritamente sui femminicidi, taglia i fondi di contrasto alla violenza di genere e allo stesso tempo sgombera, con ingente spiegamento di polizia e senza alcun preavviso chi, le vittime di violenza, accoglie e protegge.

Lo sgombero del consultorio e dello studentato, eseguito all’alba dei funerali di Giulia Cecchettin, ha aperto il vaso di pandora: la piazza di Catania di ieri, a cui hanno partecipato decine di realtà di movimento e associative, ha stabilito le connessioni e gli intrecci con chi rifiuta un modello di città vetrina che abbandona interi quartieri all’incuria, dimentica le fasce popolari più vulnerabili, fa fare profitti ai soliti noti anche a colpi di ruspe.

La mobilitazione è appena iniziata

Ascoltiamo il contributo di Dafne Anastasi, nostra corrispondente da Catania


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articolo di Dafne Anastasi pubblicato da mari

Il grido collettivo, altissimo e feroce a difesa dello studentato, del Consultorio e di tutti gli spazi autogestiti a Catania