Dal 14 al 21 marzo un vela bus ha attraversato le strade di ROMA per dire BASTA all’occupazione israeliana in Palestina, alle colonie illegali che continuano a rubare terra al popolo palestinese che da 75 anni è costretto dalla violenza delle armi a lasciare case, terre da coltivare e relazioni.

Apartheid (letteralmente “separazione”) è il termine che definisce la politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnia bianca del Sudafrica nel secondo dopoguerra, rimasta in vigore fino al 1993. È stata dichiarata crimine internazionale dalla Convenzione internazionale sull’eliminazione e la repressione del crimine di apartheid adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 3068 (XXVIII) del 30 novembre 1973.

È in corso in Italia una campagna di informazione e denuncia del sistema di APARTHEID di Israele. Questo sistema, è stato esercitato in Sudafrica dai bianchi contro la popolazione nera, dal 1948 ed è stato sconfitto nel 1991. Da anni viene praticato da Israele nei Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est, e colpisce con la violenza e la discriminazione anche la popolazione palestinese che vive in quella che attualmente viene chiamata Israele.

L’ Apartheid, un sistema riconosciuto dai rapporti analitici e documentati da associazioni per i diritti umani di Israele come B’tselem e, a livello internazionale, dalla campagna di  Amnesty International, il rapporto di Human Rights Watch  che si caratterizza per atti disumani nei confronti della popolazione, secondo la definizione delle Nazioni Unite.

La popolazione palestinese è colpita da un sistema di leggi, politiche e pratiche discriminatorie come distruzione di case, trasferimenti forzati, detenzione amministrativa e tortura, esecuzioni extra-giudiziali, negazione dei diritti e delle libertà fondamentali, segregazione attraverso un muro di 720 km che impedisce i movimenti tra i villaggi palestinesi, impossibilità di utilizzare le strade destinate al passaggio di auto e mezzi solo per i coloni israeliani, check point, …..

Per denunciare tutto questo diverse associazioni hanno organizzato un VELA BUS NO APARTHEID.

Da mesi questo “vela bus NO apartheid” si aggira per l’Italia ed ha già percorso le strade di Torino, Milano, Firenze, Trieste, Napoli

Dal 14 è arrivato a Roma attraversando la città fino al 20 marzo, ogni giorno, tra le 9 e le 17, percorrendo le strade di varie zone

Da Ostiense a Centocelle, da MonteSacro ad Appio-Tuscolano, dalle università di Tor Vergata alla Sapienza da Termini a Boccea, a San Lorenzo

Ascoltiamo il racconto di Luisa Morgantini

Luisa ci parla anche della delegazione di Masafer Yatta che proprio in questa settimana è stata qui a Roma per testimoniare il furto costante di terre in Cisgiordania

E davanti alla Sapienza abbiamo anche raccolto la testimonianza di Fede di Cambiare rotta che denuncia le complicit+a del mondo accademico e della ricerca

Ascoltiamo le riflessioni di Alessandra Mecozzi a conclusione della settimana

Di seguito l’intervento di Mari dell’assemblea transterritoriale Corpi e Terra di Non unə di Meno che ha sostenuto e partecipato all’iniziativa

Le grandi vele (4mx3m) mostrano le definizioni di apartheid di Amnesty International e delle Nazioni Unite e 3 QRcode da cui scaricare il rapporto di Amnesty, un video, blog con articoli.

In ogni percorso soste informative presso scuole, mercati, Università… con il coinvolgimento di studentə e attivistə con la distribuzione di volantini e colloqui con le persone incontrate per chiudere il 20 marzo (h. 10 – 12) con l’Università La Sapienza, ple Aldo Moro.

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L’apartheid è un crimine contro l’umanità e un reato internazionale. La Comunità Internazionale ha l’obbligo di chiederne conto ai responsabili, ognuno di noi ha il dovere di denunciarlo.

Hanno partecipato all’iniziativa la Comunità Palestinese di Roma e Lazio, gli Amici della mezzaluna rossa palestinese, AssopacePalestina, Cultura è Libertà, la Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese, l’assemblea transterritoriale di Corpi e terra di Non unə di meno, SportCUlturaPopolare

 

 

NO APARTHEID