TI RISSI NO’è l’urlo che si alza da Catania, da Messina, da Palermo e dalla Sicilia tutta e che è arrivato ovunque. È un grido collettivo e condiviso urlato in faccia a tutto il sistema patriarcale, capitalista, coloniale, transLGBQIPAKodiante, razzista e classista.

 

SIETE TUTTI COINVOLTI: La Governance nazionale e gli amministratori locali, le questure e i tribunali, il sistema sanitario nazionale e il mondo dell’informazione

Pubblichiamo gli audio raccolti in alcune delle tante piazze organizzate da Non Una di meno in molte città italiane.

6 settembre Padova. Audio di Cecilia dell’assemblea NUDM di Padova

8 settembre Livorno. Audio di Claudia dell’assemblea NUDM di Livorno

8 settembre VeneziaIntervento di Sole e Marla a nome di NUDM Venezia

Sempre da Venezia intervento di Mari, unu compagnu che attraversa l’assemblea di Corpi e Terra e quella dell’Osservatorio di NUDM contro la violenza patriarcale

Intervento dax compagnx di SWIR (Sex Workers Informali Ribelli, sportello formato da sex workers e alleatx) e Padova Hardcore in occasione della manifestazione di NUDM Padova contro gli abusi e le violenze incessanti degli ultimi tempi

8 settembre Milano. Alex dell’assemblea di NUDM Milano e di Corpi e Terra 

8 settembre Brescia. Audio da radio Onda d’Urto

Pubblichiamo anche l’appello del coordinamento NUDM Sicilia che ha lanciato la mobilitazione

Dalla Sicilia abbiamo sentito tutta la solidarietà e il supporto arrivato dopo le efferate violenze avvenute a fine agosto. L’attacco alle nostre vite è continuo: la nostra risposta sta nella lotta e nel nostro stato di agitazione permanente.  Grazie per aver urlato e per continuare a urlare con noi, “Ti rissi no”! Quello che è stato definito «Lo stupro di Palermo» ha acceso i riflettori sulla realtà che NUDM denuncia da anni: la società patriarcale in cui viviamo è sistematicamente misogina e si regge su discriminazioni, asimmetrie e relazioni strutturali di potere.

Molteplici sono le ragioni della nostra rabbia. L’aberrante narrazione mediatica, ricca di morbosi dettagli sulle modalità della violenza consapevolmente spettacolarizzata – non soltanto dai sette che hanno ripreso il tutto con video dai cellulari, ma anche dai media, dai giornali locali e nazionali, per non parlare delle decine di migliaia di disgustosi utenti telegram che hanno richiesto la condivisione del suddetto video – ha contribuito allo sdegno pubblico e alla voglia di reagire.

Mentre questa violenza veniva ferocemente mediatizzata, le cronache siciliane continuavano a riportare senza sosta notizie di abusi e di femminicidi: l’efferatezza della violenza patriarcale si dispiega nei nostri territori anche lontano dai tutti i morbosi riflettori e continua a scuoterci in quella che è già una stagione infiammata da un disagio economico e sociale enormi.

Di certo ciò a cui abbiamo assistito in queste settimane è un risveglio della rabbia e della volontà di scendere in piazza. Le piazze e le assemblee aperte chiamate in queste ultime settimane nelle nostre città, sebbene comunicate con preavvisi al limite dell’estemporaneo, hanno visto una partecipazione che ci ha commoss3 e rinfiancat3. Sono state piene di sana rabbia e amore feroce. Quel ‘Ti rissi No’ è diventato un urlo collettivo e condiviso, carico di senso, significati e rivendicazioni.

Sentiamo l’urgenza e la responsabilità di mantenere alta quella marea che si è innalzata in Sicilia e che ha raggiunto tutta Italia e oltre. Sappiamo che la violenza di genere ci aggredisce tutt3 ogni giorno, sappiamo che il patriarcato e il capitalismo ci stritolano tutt3 nelle loro morse in ogni momento e in ogni luogo, ma in un territorio come il nostro, quei meccanismi di potere e di sopruso aggrediscono con più ferocia.

Questo è stato evidente anche in questo caso di stupro. Una violenza a cui si cerca di dare origine nel disagio strutturale dei nostri quartieri popolari e periferici, da via Montalbo alla Vucciria, senza nemmeno tanto nascondere il giudizio antimeridionale e razzista nei racconti che di questa vicenda si stanno tentando di fare. Una narrazione che non soltanto dà adito al governo di rispondere, come nel caso di Caivano, con “la bonifica” di palestre e piscine – perché la violenza di genere è dovuta al degrado e all’impoverimento dei territori e non riguarda così ad esempio i figli dei senatori; ma anche a strumentalizzare la violenza di genere come mezzo per aggravare la militarizzazione dei territori e la “lotta agli abusivi”.

Una politica, questa, molto pericolosa, che deve interrogarci tutt3 sulle possibili risposte: se è infatti chiaro che le strade sicur3 le facciamo noi che le attraversiamo, dobbiamo anche costruire antidoti all’antimeridionalismo e alla strumentalizzazione della violenza per costruire le nostre città transfemministe.

La Sicilia si colloca al primo posto per femminicidi, suicidi e trans*cidi con il 14% sul territorio nazionale. La salute sessuale e riproduttiva è appannaggio di poche e pochi grazie al depotenziamento e definanziamento dei consultori; in cui comunque si muove quel 81,6% – in 26 strutture del territorio tocchiamo il 100% – di ginecologi e ginecologhe, anestesisti e anestesiste, ostetrici e ostetriche che si dichiarano obiettori, rendendo l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza al limite dell’impossibile. E lo sapete bene, compagn3, che l’alternativa di rivolgersi a strutture private o spostarsi in quelle regioni dove l’accesso all’aborto è meno ostacolato sono in poch3 a poterselo permettere.  

In Sicilia l’occupazione femminile si aggira intorno al 30% – per non parlare delle compagn3 trans – e l’attacco al reddito di cittadinanza sta dimostrando l’intenzione di non lasciarci alcuna scelta, di obbligarci a lavorare a qualsiasi condizione accettando la povertà salariale come un destino e rendendo ancora più difficile opporci alle molestie sessuali e discriminazioni di genere che quotidianamente avvengono sui posti di lavoro.

L’indifferenza delle amministrazioni verso la cura del territorio è drammatica e sceglie di ignorare la catastrofe climatica globale facilitando l’agire di coloro che hanno interessi nella distruzione incendiaria dei boschi, delle vie di comunicazione e dell’agricoltura, fin dentro le case; salvo poi svendere le nostre esistenze a speculatori che raccontano una mostruosità come il ponte sullo Stretto come una grande opera di progresso. Fanculo il progresso!

Così, le aggressioni sui nostri corpi diventano strumento per attuare la militarizzazione dello spazio pubblico e fare delle nostre città luoghi di sperimentazione per il controllo delle identità e della disobbedienza civile; la nostra lotta diventa autopromozione politica e sciacallaggio mediatico, mentre si continua a parlare di “mostri”, “orchi”, “bestie” e “lupi cattivi” allontanando in un mondo di fantasia quella che è la violenza che subiamo qui e ora nel mondo reale; per le strade, nei luoghi di lavoro, dentro le nostre case. E la subiamo per mano di uomini, uomini in carne ed ossa, in tutta la loro banalità.

La Sicilia è una delle regioni più interessate dalla dispersione scolastica, nei territori più colpiti si toccano picchi del 25%. Gridiamo che bisogna partire dalla scuola, garantita per tutte e tutti, da un’educazione transfemminista, al consenso, al piacere, ai sentimenti. Non abbiamo bisogno di militarizzazione ma di scuole; non abbiamo bisogno di forche ma di maestre e maestri. 

Vogliamo opporci e far valere la nostra (r)esistenza non solo come singoli nodi siciliani, ma come coordinamento NUDM Sicilia. Così, TI RISSI NO! è l’urlo che si è alzato da Catania, da Messina, da Palermo e dalla Sicilia tutta ed è arrivato ovunque, In Italia e oltre. Uno slogan che abbiamo utilizzato per urlare la nostra immensa rabbia dopo la violenza di Palermo di luglio e per far sapere alla ragazza che non è sola e che c’è un movimento che le crede. Ma è anche un urlo agglutinante, che utilizziamo adesso per far comprendere quanto quella violenza non è un caso isolato, ma ciò su cui si regge un intero sistema.

Un urlo che possa essere declinato in tutte le lingue e tutti i dialetti e si unisca a tutte le altre voci che continuano indefesse a dire no al sistema patriarcale, capitalista e razzista che ogni giorno ci stritola tutte, tutte e tutti.

Ti rissi No, perché solo un SI vuol dire consenso. E quel SÌ può sempre e comunque esser revocato.

Ti rissi No, perché a oggi la stampa non fa giornalismo ma produce pornografia del dolore, non persegue l’informazione ma i click per fare audience e monetizzare sulla nostra pelle.

Ti rissi No, perché in questo sistema la giustizia dei tribunali non è dalla nostra parte, ogni volta che denunciamo siamo noi donne e soggettività subalterne quellɜ criminalizzatɜ e sotto processo.

Ti rissi No, perché non vogliamo la polizia per le strade delle nostre città. La presenza delle forze dell’ordine nelle strade non ci ha mai salvato da una violenza né ci fa sentire al sicuro.

Ti rissi No, perché il sistema sanitario non ci riconosce. Le donne, l3 migrant3 e l3 italian3 di seconda generazione, le soggettività LGBTQIA+ non hanno accesso a una sanità pubblica completa e gratuita.

Ti rissi No, perché non vogliamo più subire sfruttamento e svalutazione nel mondo del lavoro.

Ti rissi No, perché non si parli più di emergenza abitativa, quando è da decenni che individui e famiglie aspettano l’assegnazione delle residenze, ma intanto gli immobili vengono offerti agli speculatori del turismo per realizzare i loro alloggi lussuosi per i ricchi turisti borghesi.

Ti rissi No, perché l’autonomia differenziata acuirà le differenze già esistenti tra modelli sanitari, istruzione e servizi regionali e drenerà ulteriori risorse in favore di Regioni più ricche e verso i privati indebolendo fino al collasso le Regioni più fragili.

Ti rissi No, perché le nostre rivendicazioni, i nostri desideri e i nostri corpi non diventeranno espedienti per attuare politiche ipocrite e fallaci il cui scopo sarà solo quello di accrescere classismo e razzismo spingendoci incontro al fascismo.

Sabato 9 porteremo quindi in piazza a Palermo il nostro NO! passando per il Comune, la Cattedrale e la questura, fin sotto i palazzi della Regione Sicilia come Coordinamento NUDM Sicilia, non come singoli nodi e lo faremo assieme all3 nostr3 alleat3. Per condannare la loro complicità per ribadire che siamo in stato di agitazione permanente e lo saremo sino al 28 settembre, sino al 25 novembre, sino all’8 Marzo e oltre perché se toccano un3, toccano tutt3 e tutt3 insieme rispondiamo.

Nutrite in tutta Italia questa marea come state già facendo, non fermiamoci! Intersechiamo con più vitalità i nostri nodi! Infuochiamo quella brezza di presa di posizione che ha accarezzato anche chi non “parteggia” ogni giorno.

Questo è solo un istante di tutta la lotta che sappiamo non si esaurirà; le strade da percorrere sono ancora lunghe e travagliate, ma proprio questo momento potrebbe essere quello giusto per montare la tempesta perfetta e travolgere il Patriarcato costringendolo ad arretrare anche di un solo passo e sottrarci da almeno una delle sue morse con le quali veniamo stritolate in ogni momento della nostra esistenza.

Riscattiamo il nostro desiderio femminista e transfemminista.

Liberi corpi in liberi spazi

Con Amore e Rabbia,

Coordinamento NUDM Sicilia

Podcast di TRANSfemmINonda – Ti rissi NO