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Ecco la registrazione della chiacchierata fatta con M1 sul nuovo album degli AP2P: Beetween me and the world, sulla la musica hip-hop, le lotte che li vedono impegnati negli ultimi tempi e i progetti futuri.

Di seguito la traduzione italiana dell’intervista  e un breve racconto della serata, nonché alcuni scatti del live!

Incontriamo il componente storico del duo hip-hop newyorchese Dead Prez, membro del collettivo “All Power To The People” assieme a Bonnot (produttore e Dj degli Assalti Frontali) prima del live per la riapertura di Esc – Atelier Autogestito!

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Tutto è iniziato nel 2010 quando Bonnot contattò i Dead Prez,per una collaborazione all’interno del suo album “Intergalactic Arena” e si creò il brando “Let’s get organized“. M1 spesso racconta che quando ha capito che oltre alla musica vi fosse anche una visione del mondo comune, si è sviluppata una collaborazione e un amicizia che ha portato alla produzione di due album e di tour in giro per il mondo, come AP2P. Ora siamo nel 2016 e sono passati sei anni, come si è evoluta la situazione?

Copertina_definitiva_2015_b-1024x1024Oh la situazione si è evoluta in vari modi,  tu sai, con Bonnot siamo andati a testare la musica che abbiamo fatto nel suo suo studio a Bergamo, in giro per l’italia e in molte parti d’Europa e anche alcune volte negli Stati Uniti. Questo ha avuto un grande effetto sullo sviluppo degli Ap2P in vari modi. Primo perché volevamo che più persone conoscessero quello che stavamo facendo, sentivamo che è importante per la musica che producevamo, le colloborazione, il sound e quello che potenzialmente avremmo potuto fare. Questo ha portato a due cose: la prima è che abbiamo cambiato il modo in cui guardavamo la musica – scientificamente perché Bonnot ed io siamo capaci di fare qualsiasi tipo di musica – Ci siamo detti “andiamo” con l’intenzione di cambiare il mercato americano e parliamo con gli americani che potrebbero non conoscere Ap2P, ma che avevano bisogno del messaggio. Sapevamo anche che potevamo fare musica con l’esatta vibrazione che volevamo noi, che potevamo prendere la vibrazione americana e innalzarla, anche di poco, dandole qualcosa di abbastanza simile così che fosse orecchiabile ma dicendo qualcosa di diverso e in un modo intrigante/affascinante. E così questa è la prima cosa che abbiamo fatto: abbiamo iniziato a lavorare intensamente sulle produzioni – perché noi sappiamo fare ogni tipo di musica e la sappiamo fare bene, dall’EDM, all’Hip-Hop, House, Jungle, Drum and Bass, Rock, Bossanova, Reggae, noi sappiamo fare ogni tipo di musica che piace, in fin dei conti abbiamo deciso di fare quello che vediamo succedere tra i giovani negli Stati uniti. la seconda cosa è che abbiamo deciso di cambiare nome in M1 and Bonnot, perché abbiamo capito che le persone conoscevano M1 from Dead Prez per la sua storia di Cultura Rivoluzionaria e Bonnot per la sua storia di Cultura Rivoluzionaria qui in Europa. Quindi non volevamo che le persone si confondessero per il fatto di chiamarci Ap2P perchè in realtà torneremo al nome Ap2P ma vogliamo che le persone sappiano che questa cosa sta succedendo, vogliamo che le persone conoscano chi sta creando questa cosa. Queste sono un pò delle cose successe da quando abbiamo fatto il primo Album “All Power To The People” a adesso è uscito il nuovo album chiamato “Beetween me and the world”.

Between me and the world è il vostro nuovo lavoro e include collaborazioni con Prodigy, Jahan Blakkamoore, Aktar, Grenique, Divine RBG. Quali sono gli argomenti trattati e quali le influenze che avete avuto nel lavoro?

artworks-000151225687-w9rl5n-t500x500Io e Bonnot abbiamo collaborato per produrre ogni brano, dalla traccia al suono. Devo dire che “Beetween me and the world” è stato creato in maniera sperimentale per entrare in sintonia con un pubblico che ascolta la musica Trap negli Stati Uniti, o la musica commerciale, il pop americano. Per questo siamo riusciti a studiare tutto quello che c’è adesso, da Rick Ross a Kendrik Lamar a Jay C, Daft Punk, Farrel Williams. Ascoltando questa musica ci siamo detti “si ci piace questa musica… possiamo immagnare… qui, posso quasi sentire Grenique che canta qui, posso sentire Devine in queste canzoni… e abbiamo incluso gli artisti che lavoravano con noi in questo processo, e l’album “Beetween me and the world” ha funzionato. Siamo arrivati a dieci o undici brani che secondo me sono ognuno un single… ci sono vari album-cuts.. a volte le persone considerano i brani di un album come album-cut, versus brani che risaltano come singoli, ma siccome abbiamo fatto l’album in questo modo la maggior parte dei brani risaltano come dei single, o che possono essere promossi da soli.

L’hip-hop da sempre è un megafono per le lotte delle persone contro il potere. Nell’ultimo libro di U.Net tu hai discusso della relazione tra musica e movimenti popolari, qual’è, per esempio, la situazione in contessine con il movimento Black Lives Matter

L’hip-hop ha sempre avuto un legame con la strada. Mi è piaciuta la scelta di U.Net di unire in maniera rivoluzionaria il suono, le parole e chi sono gli artisti, ma lasciamelo dire quando mike brown è stato ucciso a Fergusson, io sono andato a Fergusson e quello che succedeva nelle strade, quello che la gente sentiva, non era una cosa del tipo Krs One e Revolutionary Black Power Music. No! La magM1-e-Bonnot-388x220gior parte delle persone sentiva cose tipo “Pump That Pussy”, Rick Ross, la musica della strada non è carica politica ma è una sorta di vibrazione dei giovani del ghetto … la vibration delle povere persone nere. Questa vibrazione è formata dalla musica commerciale che sentono per radio ma non di meno queste persone hanno agito, hanno preso in mano le loro vite, sono state pronte a combattere la polizia ogni secondo, sono uscite e hanno rischiato tutto, cosi ha preso forma, alla fine, Black Lives Matter senza l’impeto di cose come della musica rivoluzionaria. Questo mi ha fatto pensare che devo ascoltare, devo ascoltare prima le persone. Certo c’era chi diceva cose tipo “questo è il momento perfetto per Dead Prez, questo è il momento perfetto per Rage Against the Machine”, o chiunque altro faccia musica progressista, ma la verità è che quella non era la musica verso cui si rivolgevano le persone, il che mi ha fatto pensare perché è importante fare musica con una vibrazione che sia in sintonia con le persone al di là del messaggio, che sia buono o meno, ed è per questo che ho fatto “Beetween me and the world”, così potevamo ascoltare Rick Ross, Elvis Presley Boulevard, e fare una canzone tipo “Killin’ it”, in cui possiamo fare riferimenti accusando la polizia, parlare della nostra forza e al tempo stesso divertirci. Questo è quello che ho visto in prima linea a Ferguson, a Baltimora, a Oakland in California, a Brooklyn a New York, in Luisiana, Detroit, questi sono tutti posti dove sono state assassinate delle persone – potrei nominare tutte le persone assassinate e che continuano a morire, per nome e cognome ed elencando i membri della famiglia. Tutte Queste persone sono influenzate da operazioni culturali che ci danno un motivo per muoverci, anche se non ci danno le informazioni di cui abbiamo bisogno, quindi stiamo provando a cambiare tutto questo.

A Roma, ma più in generale in tutti i vostri tour in Italia, siete soliti suonare in centri sociali: Esc, Forte Prenestino, Acrobax. Adesso alcuni di questi spazi sono sotto attacco. Cosa pensi come attivista nonché che come musicista dell’attacco che le istituzioni stanno portando contro la “cultura libera”? 

freedom ain't free,tribute to black freedom struggle,& black_new afrikan pp_pows, m1 & bonnot in concerto, mercoledi' 8 aprile 2015, csoa forte prenestino romaPenso che (l’attacco agli spazi sociali) deve finire adesso. Sono molto informato su quello che sta succedendo in Italia, sui centri sociali, sul fenomeno dei centri sociali, anche a Roma. Alcuni dei miei compagni come Militant A sono cresciuti in questi spazi… il primo nel quale abbiamo suonato era l’Acrobax, è impensabile immaginare di perdere simili bastioni di potere, spazi che ci danno tutto quello di cui abbiamo bisogno, li dobbiamo difendere, li dobbiamo difendere con ogni mezzo necessario, e conosco la resilienza dei compagni in questi spazi. So che siamo preparati, che se ci attaccano noi contrattaccheremo e abbiamo dei piani e che continueremo a diventare forti grazie ad altri spazi chiamando altri compagni, io sono in prima linea, sono una delle persone su cui potete contare per combattere, con i pugni, le mani, le pietre, contro la polizia e contro l’attacco di questo sistema. Io racconto ai miei compagni negli Stati Uniti quello che sta succedendo qui, ed è di inspirazione, per me, perchè noi non abbiamo questi spazi autogestiti, per niente. Parlare in maniera limpida e completamente autonoma di quello che faremo, di quello che possiamo fare, senza alcun tipo di monitoraggio da parte del governo americano, o senza che sia uno di quei programmi sulla povertà nei ghetti dove qualcuno si prende il merito di aver fatto qualcosa di buono per così dire per la comunità… non esiste. Non ci sono scuole rivoluzionarie, doposcuola o scuole a casa (home school) rivoluzionarie, io lo so, sono un genitore, partecipo al processo rivoluzionario, e quello che succede qui, negli spazi sociali, soprattutto a Roma, è molto molto importante, per ristrutturare quello che succede in Europa e negli Stati Uniti. Quindi è molto importante che questi spazi continuino ad esistere e che capiamo la loro importanza, anche nel contesto globale. 86343843f31e487530c4cda75e481a6eCi sono tanti africani, per esempio, e tra gli europei e gli africani è importante capire come possiamo costruire forza contro quelle politiche migratorie che sono un passo indietro, in Germania, nel resto del mondo, in Inghilterra, in Francia e che Donald Trump e Hilary Clinton vogliono introdurre negli Stati Uniti. Per contrastare l’ondata di stronzate, di imperialismo, di fascismo, nel resto del mondo, è importante proteggere quello che sta succedendo qui, dal basso.

Come radio, ogni anno ci troviamo a pagare numerose tasse: Siae, Scf, e presto forse anche Soundreef. La situazione in questa nazione è quella di un Monopolio che di fatto ha fallito nel proteggere gli artisti e uccide i piccoli media. Per questo abbiamo iniziato una serie di battaglie su temi come quelli del Copyleft e del Creativ Common. Cosa pensi del Copyright e della condivisione dei proprio lavori, calcolando che il vostro primo album era in free download?

images-2E’ molto importante. Hai detto copyleft versus copyright: non so nulla del programma ma dal nome copyleft… so che cosa significa pensare politicamente a sinistra, e che cosa significa prendere posizione contro il copyright, che dovrebbe proteggere il proprietario del prodotto, ma per molti anni questa è stata una limitazione per l’artista perchè per esempio, il nostro primo album “Let’s get free” anche se protetto da copyright, non ha beneficiato e non è stato sfruttato da Dead Prez, è di proprietà della Sony. Secondo me, anni dopo il copyright, la proprietà dovrebbe tornare all’artista, a prescindere dagli accordi presi perchè qualsiasi altra cosa è oppressione. Dovrebbe finire, come l’era della schiavitù, e il copyright è questo, come le antiche tecniche di sfruttamento dei musicisti jazz, funk, blues, i primi musicisti pop come James Brown, Ray Charles, che dimostrano quanto quei contratti siano opprimenti. Vorrei conoscere i programmi di cui parli, e so che provenendo da questo tipo di mentalità beneficerebbero l’artista consentendogli di usare liberamente il nostro lavoro. C’è una grande battaglia in internet sulla proprietà intellettuale, sulla proprietà dei contenuti, e la libertà di quei contenuti, quindi dobbiamo definire che cosa significa, nei primissimi stadi, per permetterci di far ascoltare la nostra musica gratuitamente a chi vogliamo, è molto importante, Napster era questo all’inizio, e questo significa anche che possiamo limitare l’ascolto e far pagare le persone che non vogliamo ci ascoltino

La serata, ovviamente è stata esplosiva!

Iniziata presto con la presentazione del documentario M1’s “the Message” (la puntata pilota con la partecipazione di Joey Badass) la serata è entrata subito nel giusto modo con l’apertura del Laboratorio Hip-Hop Meticcio, realtà sempre più affermata del panorama romano. Come al loro solito salgono in tantissimi sul palco e per un bel po’ si passano microfoni e rime  … rispolverando molte di quelle che sono diventate vere e proprie hit: il ritornello «… alla fiera del lavoro per due voucher/Un padrone/ un precario comprò» vi dice niente?. 

Dopo di loro è il turno di Invisibile, classe ’90 originario d Cinto Capomagviore, che continua sempre sul solco delle liriche impegnate con i suoi testi contro il signoreggio bancario e  le Multinazionali interessate solo ai profitti. 

Il tutto è stato presentato da un “Oste” di un certo spessore: Kento che oltre ad introdurre gli artisti regala sempre speech e rime … su cui ben poco si può aggiungere. 

Dopo questa apertura, che definire warm up è riduttivo, la palla passa ad un maestro, un jedi master, Danno dei Colle del Fomento che per l’occasione è accompagnato da un giovane padawan: Er Drago. I due improvvisano rime in freestyle e mentre il Danno si dimostra sempre il solito campione (qualcuno aveva dubbi) … anche Er Drago colpisce favorevolmente. 

Ora la situazione è incandescente e Bonnot dopo aver messo le basi ai due freestyler introduce M1 sul palco. 

Per le due ore successive le emozioni provate sono indescrivibili, sotto una pioggia di rime, beat e liriche conscious il duo – accompagnato in alcune canzone da interventi estemporanei del Danno – hanno animato la riapertura d Esc in modo egregio … il video, tratto dalla pagina Facebook di Esc Atelier ne è un ottimo  esempio. Una menzione particolare va fatta poi alla “dubbox” di Bonnot che impreziosisce ogni performance … una traccia su tutte la sua speciale versione di I Chase the Devil di MaxRomeo. 

Nessun’aspettativa è stata delusa e la situazione è stata speciale … una riapertura col botto per Esc! 

Abbiamo bisogno di serate cosi in questa città di «preti e di coatti» (Cit.)