Buon anniversario della liberazione

Da ormai più di venti anni vi raccontiamo la nostra musica preferita attraverso frequenze, che siano reali o virtuali, rigorosamente legate al significato intrinseco di questa giornata.

Il 25 aprile è la nostra festa che ricordiamolo è una festa di parte e patriotica, ma soprattutto una ricorrenza che sottolinea come l’antifascismo sia da sempre una questione di metodo.

Il fascismo non è mai stata una questione ideologica, politica, culturale, economica. Il fascista per sua natura tende ad attuare, attraverso la pura imposizione, solamente il proprio interesse. Si può parlare di merito soltanto col fascista che prende il potere. E’ la sua sola volontà e i suoi interessi che contano, tutti gli altri vanno schiacciati con la forza. Alla fine essere fascisti significa partecipare a una gara il cui obiettivo è il potere assoluto del singolo. Non c’è possibilità di misurarsi su interessi che non siano esattamente convergenti.

Se c’è convergenza assoluta vuol dire che si è attuato un sistema di sintesi che corrisponde alla democrazia, il contrario del fascismo: due fascisti non possono mettersi d’accordo su niente, prima o poi ci sarà un qualsiasi argomento che creerà una differenza e allora il più forte prevarrà.

Oppure, se due fascisti vanno d’accordo, vuol dire che uno dei due ha abbozzato e si è reso un utile idiota devoto alla causa altrui.

I fascisti sono questo: soldatini senza cervello che eseguono meccanicamente ciò che gli viene detto di fare, e la quasi totalità delle volte è sopprimere il pensiero critico, preferibilmente col terrore e con le bastonate.
Di più: i fascisti che pretendono di entrare nel merito delle questioni sono il più grande pericolo del fascista che esercita l’egemonia.

Guardate il fascista tipo di questi ultimi anni: Salvini è un uomo solo al comando che persegue esattamente interessi ad personam, o al massimo di pochi eletti e solamente perché con ogni probabilità coincidono.

Persegue i suoi interessi utilizzando sostanzialmente la forza.

Uso della forza che ovviamente è cambiato nel corso di questi quasi cento anni: ora un tweet sul pericolo di infiltrazioni fondamentaliste dopo ogni barchetta salpata da un porto a sud di lampedusa, terrorizza e manganella molto più forte che le squadracce in camicia nera del ventennio.

I fascisti comuni sono ancora più miserabili perché credono a un metodo che non esiste più, come dimostra l’affermazione precedente.

I fascisti comuni sono povera carne da macello ignara del gioco che viene fatto sulla loro pelle e su quella del popolo che credono di difendere.

Il fascista è anti sistema, se il sistema non risponde esattamente a quello che deve soddisfare il suo personalissimo interesse, ma crede di poter spiegare come dovrebbero andare le cose rifacendosi a un ordinamento anacronistico vecchio di cento anni dove nulla più è paragonabile a quanto esiste ora.

Il fascista si sente il più patriota di tutti, sebbene una delle derive del fascismo più popolari, quella da stadio, partendo da ridicole questioni di campanile circoscrivibili ai 90’ di gioco, soffia sulle differenze religiose, razziali, di genere, perfino territoriali, prendendosela con ¾ della popolazione italiana, mentre applaude chi con voce stentorea dichiara “prima gli italiani”.

Il fascista non è in grado di articolare qualsivoglia pensiero critico di merito, riguardante la società, l’economia, la politica, la cultura. Qualsiasi cosa dicano va in tilt logico dopo appena due passaggi.

Osannano leggi come quella sulla liberalizzazione delle armi, però sono per l’ordine e lo stato di polizia, lo stesso che dovrebbe essere garantito da chi, abdicando al proprio dovere verso i cittadini, esattamente l’ordine di cui sopra, che da loro èvenerato, gli da’ la possibilità di sparare a chiunque possa configurarsi come possibile pericolo. Vogliono la disciplina ma esaltano lo sceriffo che gli da’ l’esatto contrario: il far west.

Il fascista che vediamo oggi nelle nostre povere, irriconoscibili strade della capitale, quella città che seppe cacciare via a calci in culo il tiranno ed aprirsi al resto dell’Italia, la Roma che oggi si scopre senza nemmeno un briciolo di solidarietà,e men che meno quella cristiana che pure dovrebbe essere inculcata da un Vaticano sordo e autoreferenziale ormai sommerso da scandali sessuali e loschi affari e da una chiesa diffusa capillarmente che però dai suoi scranni l’unica cosa che è in grado di denunciare è l’omosessualità e la blasfemia, quella città che oggi vorrebbe chiudere le porte a chiunque, mentre implode su se stessa e soffoca tra monnezza e cocaina…

Quel fascista lì, il fascista che calca le nostre stesse vie, che ci ritroviamo a fianco sull’autobus, in fila alla posta o sullo spalto di uno stadio, il fascista di borgata, sottoproletario, coatto, impasticcato, palestrato, tutto tatuato, amante dellaviolenza del più forte contro il più debole e affascinato dallo stile malavitoso di gomorriana memoria, refrattario a ogni regola che preveda il rispetto del prossimo, è un fascista che incredibilmente ambisce a un tipo di organizzazione umana che non esiste, e non ha mai attecchito da alcuna parte, se non nei poteri totalitari più terribili, in posti in cui sarebbe stato fucilato un quarto d’ora dopo l’instaurazione della dittatura.

Il fascismo, proprio per questo suo essere privo di semplice logica è costretto a rincorrere qualsiasi cosa possa conferirgli attendibilità: il fascista contemporaneo, in questi ultimi 75 anni di democrazia in cui è stato tenuto più o meno a bada, ha cercato disperatamente di far credere che avesse qualcosa da dire nel merito delle varie questioni relative alla convivenza umana e ha via via indossato le maschere più funzionali, a cominciare da quella dell’ultimo arrivato, Salvini, un’evoluzione 4.0 del fenomeno,tanto penetrante quanto stupido e feroce, capace di sfidare sfacciatamente le leggi della logica e della razionalità e di farla pure franca.

Il fascismo è un pericolo per l’umanità perché è un insulto all’intelligenza.

I contrappesi, quando l’esercito degli utili idioti avanza assieme al terrore e all’irrazionalità, vanno ricercati nelle opere e nei gesti di chi il metodo di quell’esercito impazzito l’ha dovuto affrontare viso a viso: coloro che scrissero quel pezzo di carta che domani tra le altre cose viene giustamente celebrato, la Costituzione, dovettero davvero fare i conti con questo pericolo e immaginare un ordinamento collettivo al di là del loro futuro più o meno prossimo, un’organizzazione statale in grado di immunizzarsi e tollerare le recrudescenze autoritarie e golpiste senza soccombere, capace di assicurare a innumerevoli generazioni di italiani un futuro senza fascismo.

Noi siamo un collettivo dalle molte anime: veneriamo il punk che è la pura anarchia, siamo occupanti “abusivi” e fautori delle organizzazioni dal basso e della diffusione delle culture in modo orizzontale. Siamo comunisti a modo nostro, ma anche democratici e spesso social confusi, forse storditi dalla nostra stessa musica, quella che furiosamente esce dai nostri altoparlanti.

Ma di fronte al fascismo ci sentiamo italiani e patrioti, nel senso più genuino e autentico dei termini, quelli scritti sulla nostra preziosa Costituzione col sangue dei combattenti per la libertà e contro il fascismo. Quelli che domani andiamo a ricordare con rabbia, gratitudine e orgoglio.

Viva l’Italia partigiana e antifascista. Viva il 25 aprile.

Scritto da Search&Destroy