Conferenza stampa alle ore 12.00 a Roma in via Palestro 28

Come Attiviste e Attivisti della Rete Kurdistan questa mattina abbiamo chiuso con i nostri corpi le porte dell’Ambasciata della Turchia a Roma.

Questo atto vuole simboleggiare non solo una protesta contro le centinaia di arresti e soprusi che da anni denunciamo, subìti da chi si oppone alle politiche dell’Akp e del Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan.

Questo è uno degli atti volti a sostenere la vicinanza che l’intera società civile europea e ogni comunità curda nel continente, stanno attivando nei confronti del popolo di Afrin e della Siria del Nord, da anni in guerra contro Daesh, e dal 20 gennaio colpita duramente dai bombardamenti della Turchia nell’operazione militare chiamata “ramoscello d’ulivo”.
Abbiamo compiuto questo gesto per dare voce ad un popolo che da anni lotta per la pace, per la coesistenza tra etnie e culture diverse, per la liberazione della donna, per l’ecologismo sociale, in uno dei luoghi più martoriato dalle guerre per il petrolio e per il controllo delle risorse.

Nelle ultime ore anche i villaggi vicini a Kobane, la città baluardo della resistenza contro lo Stato Islamico sono stati attaccati dalla Turchia e dai suoi alleati jihadisti, che continuano a ignorare il cessate il fuoco approvato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Sporadiche sono le voci istituzionali che denunciano questo orrore, mentre Leonardo S.p.a, per citarne una delle tante industrie occidentali, continua a commerciare e fornire dispositivi militari che rendono l’Italia e l’Europa intera, complici di questo massacro, così come lo sblocco di altri 3 miliardi di euro dal Fondo Europeo, deliberato una settimana fa, destinati alla stessa Ankara per proseguire l’accordo sulla gestione del flusso migratorio sancito nel marzo 2016.
Non possiamo continuare a macchiarci le mani con il sangue di chi lotta per la libertà e per la propria sopravvivenza spacciando per politiche securitarie la tratta degli esseri umani.
Dobbiamo rompere il silenzio che vorrebbe isolare un’esperienza pacifica e rivoluzionaria come quella della Rojava, sotto attacco.
Vogliamo far sentire la nostra solidarietà con chi da anni lotta contro il terrorismo fondamentalista dell’Isis.
Da qui rilanciamo la Giornata globale di Azione per Afrin che il 24 marzo vedrà iniziative in tutto il mondo.
Questo è il nostro Newroz, il nuovo giorno della fine dell’oppressione.
Afrin è ovunque, Roma è con Afrin.

Rete Kurdistan Italia