Non è facile attraversare gli spazi di memoria delle dittature ma anche a Montevideo non potevo non andare al Museo della Memoria e raccontarvelo.

Il MUME, Museo della Memoria di Montevideo è uno spazio dedicato alla ricostruzione e documentazione del terrorismo di stato che ha portato alla dissoluzione del Parlamento e alla dittatura civico militare in Uruguay

Attraverso i documenti fotografici, video e testuali del museo ripercorriamo le radici della dittatura, gli appoggi degli USA, i movimenti assai forti che affermavano la necessità di una trasformazione sociale, civile, politica, economica e culturale del paese e di cui il sistema ancora una volta decretò la necessità di fermare attraverso il terrore, la violenza, la detenzione illegale, la sparizione, l’assassinio. La resistenza in Uruguay non si è fermata nonostante tutto e assumendo di volta in volta strategie di sopravvivenza importanti tra cui anche l’esilio per costruire un appoggio internazionale.


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Un’istallazione e una sala sono dedicate al progetto che indaga sulle tante persone trans e travesti perseguitate dalla dittatura di cui poco si parla. L‘esposizione temporanea di German Menna raccoglie le foto ad occhi aperti di persone trans e travesti ritratte ad occhi aperti mentre nello scantinato a cui si accede da una improbabile scala il video dei ritratti di queste persone ad occhi chiusi ci rimandano alla violenza della detenzione determinata dall’unico motivo di essere trans. Nell’audio anche la poesia all’ingresso della cella buia dello scantinato mentre l’audio del video è rumore di acqua, acqua di fiume quell’acqua richiamata dal titolo della poesia.. occhi di fiume.


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Nel patio la mostra sul ritorno di 154 figlix di persone in esilio. Un progetto spagnolo che ha avuto luogo nel 1983 quando i genitori ancora non potevano rientrare. Interessante il fatto che fu una radio la CX La radio a convocare con una chiamata tutte le persone che avessero una macchina foto o una videocamera a ritrovarsi in radio per poi dividersi tra i vari punti della città per documentare l’arrivo e l’accoglienza estremamente partecipata.


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In giardino l’esposizione sul diritto di movimento di ogni persona e sulle migrazioni

e in un altro edificio la Fondazione Zelmar Michelini, assassinato a Buenos Aires il 20 maggio del ’76 insieme a Héctor Guttierez Ruiz, Rosario barredo e William Whitelaw, continua il lavoro per la verità e la giustizia dei crimini impuniti della dittatura. La sua vita politica che qui vi racconto attraversano la storia del paese

DOCUradio24 (30) – NUNCA MÁS … dittatura e la resistenza in Uruguay