Articolo di Villa, Er

Il puro talento e l’amore per il rockerrolle poco possono senza abnegazione ed intensa attività live.

I Giuda rappresentano alla perfezione il sopra citato connubio: arrivati al quarto album, sono reduci da diversi giri oltre Oceano ed hanno macinato km su km in Italia ed Europa, migliorando di concerto in concerto.

La tappa romana del loro “E.V.A.” tour 2019 si tiene al Monk il 6 Aprile

Ad aprire le danze sono i bolognesi Cut, nome storico del garage nostrano. Arrivo trafelato, l’ambiente è già caldo ed il terzetto felsineo sta suonando da alcuni minuti. Non me ne vogliate, ma ero rimasto intrappolato tra alcuni impegni e dalla visione del secondo tempo di Samp- Roma (bè, questa è tutto sommato un’altra storia, ben poco interessante). Vengo immediatamente travolto dall’umidità e dal calore (proprio nel senso della temperatura) tipici dei concerti punk ben riusciti e finalmente colmo una delle mie innumerevoli lacune musicali.

Il tripudio si tocca quando uno dei due chitarristi suona portato a spalla da alcuni generosi per il locale e rimango affascinato dal melting pot noise-garage-punk e psichedelico di una band esperta e coinvolgente.

Dicevamo di E.V.A.: il nuovo lavoro dei Giuda, uscito proprio ad inizio Aprile per Rise Above Records, Burger Records e Tropper Entertainment a seconda della locazione geografica dell’ascoltatore, rappresenta un’ ulteriore evoluzione nel sound del gruppo romano. Un sound definito dagli stessi “space”, una parola che racchiude in sé le sperimentazioni 70s ed i tripudi tastierosi dei primi sintetizzatori, il tutto mescolato a suoni tribali e ritmiche funky e quel tipico e personale misto di punk e glam che abbiamo imparato ad apprezzare negli anni.

Le prime file si dimenino per intero, tra balli e stage diving, il pubblico viene accompagnato per mano da un frontman esperto, da due chitarristi affiatati ed una sezione ritmica rinnovata nel corso degli ultimi due anni. Le atmosfere sono arricchite dall’introduzione di un synth, che, insieme ad un make up che ci ricorda atmosfere sci-fi ed antichi performer da palcoscenico, introducono nel live dei Giuda un elemento lievemente lisergico.

La tensione non cala mai, complice anche il riuscitissimo medley di metà concerto: Get it Over, Space Walk e Watch Your Step

Tutte d’un fiato, in una sorta di continuum artistico e sonoro. certificano l’ormai sconfinata esperienza da palcoscenico acquisita, mentre l’intro spaziale e la nuovissima Overdrive avevano avuto il compito di rompere il ghiaccio con un locale sufficientemente gremito. Il resto del concerto scivola rapido e senza intoppi, tra pezzi presi dai primi tre lavori della band e brani nuovi di pacca. Ascoltiamo il singolo che qualche mese fa avevamo già apprezzato, Rock ‘n’ Roll Music, raggiungendo l’apice del climax con Number 10, che complice una sofferta partita andata in scena a Genova qualche ora prima, parte del pubblico ascolta con rinnovati piacere ed entusiasmo. Infine, dopo la classica pausa rinnova-tensione, gli Encore: dalla nuova Interplanetary Craft, all’epica e sempre verde Wild Tiger Woman ed infine Bonehad Waltz e Roll On.

La maturità da palcoscenico va ormai di pari passo con quella compositiva, lo show risulta completo e ci sembra di assistere all’esibizione di vere e proprie macchine da guerra, che riescono a coniugare l’energia degli esordi con l’esperienza che riesce a far loro dare al proprio pubblico proprio ciò che si aspetta, in un’ora e mezza circa di intensa esibizione.

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