Fine del mondo, fine del mese, stessa lotta

Oggi 23 settembre, sciopero globale per il clima, abbiamo sanzionato due multinazionali simbolo della crisi climatica e della crisi economica che il nostro paese sta vivendo: Eni ed Acea. Abbiamo voluto distruggere simbolicamente una bolletta gigante davanti ad entrambi, perché mentre le persone comuni pagano il prezzo di questa crisi, ENI ed ACEA spartiscono lauti maxi profitti tra gli investitori e gli azionisti, ottenuti con le loro politiche ecocide.

 

Abbiamo inoltre aperto uno striscione “FINE DEL MONDO E FINE DEL MESE, STESSA LOTTA!”

per ricordare quanto la battaglia contro la crisi economica e quella per fermare l’emergenza climatica devono andare assieme, entrambe espressioni della violenza del capitalismo estrattivista sull’economia e sulla natura.
La crisi climatica uccide. L’evidenza netta dell’intensificarsi di eventi estremi, unita alle conseguenze della nostra dipendenza tossica dal fossile, genera un numero crescente di vittime, soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione umana e non, e nei territori sacrificati alla colonizzazione, alla speculazione e all’estrattivismo.

L’energia così come l’acqua sono un diritto. Viviamo invece in un sistema che specula su questi beni e in cui i costi delle crisi vengono scaricati sempre su chi è meno responsabile. Le compagnie energetiche più grandi, oltre a beneficiare d el meccanismo di formazione dei prezzi legato a un mercato fuori controllo, continuano a pagare a costi ridotti la maggior parte del gas realizzando profitti enormi. Eni 5,52 miliardi nel 2022.

Acea ha visto aumentare i suoi profitti già durante il covid, arrivando nel 2021 a distribuire 180 milioni di euro ai suoi azionisti.

Soldi che, in piena crisi idrica, potrebbero essere utilizzati per riparare le perdite di una rete che spreca quasi la metà dell’acqua immessa, mettendo a rischio le risorse idriche di tutto il Lazio.
È ormai noto da anni che i consumi individuali sono responsabili solo del 10% delle emissioni, mentre l’80 % delle emissioni è determinato da industria, agricoltura e allevamenti intensivi.

Per questo è fondamentale mettere in discussione il modello di sviluppo capitalista,  il suo impatto sul pianeta e sui viventi, il perchè, cosa e come si produce, le filiere di lusso e quelle alimentari, e avviare veri e propri processi di riconversione, redistribuzione e rigenerazione. Al contrario le agende dei governi ripropongono grandi opere e un sistema che continua a favorire le multinazionali dell’estrattivismo e dello sviluppo.

La violenza strutturale del sistema che aziende come ENI e ACEA incarnano, si radica nella cultura ciseteropatriarcale e impone la sua riproduzione attraverso le norme binarie e le gerarchie di razza, classe, abilismo, genere, orientamento sessuale e specie. Il patriarcato è il sistema di oppressione politico, economico, culturale e religioso che conferisce privilegi e potere su altri corpi e sull’intero pianeta.  La prospettiva è la liberazione per tuttu che si lega fortemente a pratiche di resistenza ma anche alla costruzione di alternative.

Il nostro esserci con i corpi, le nostre relazioni, la nostra resistenza e le nostre lotte sono già rivolta e questo il sistema lo sa bene e per questo la repressione si fa più intensa.

Fine del mondo e fine mese sono la stessa lotta. Con questo slogan saremo in piazza oggi e continueremo a scendere in piazza nei prossimi mesi, unendoci in modo solidale con le comunità indigene di ogni angolo di mondo che lottano in prima persona contro l’impatto devastante della crisi climatica e le devastazioni, i genocidi e l’estrattivismo delle multinazionali dell’occidente colonizzatore.
La fine di questo sistema è più vicina di quanto vogliano farci credere.
Ce lo dicono le manifestazioni, le rivolte, i processi che in ogni parte di questo pianeta ci insegnano che continuiamo ad essere il 99% e loro l’1% a cui non permetteremo di continuare a portare questo mondo e tuttx lx abitantx al massacro.

SCIOPERO PER IL CLIMA-ROMA

Contributi audio a cura di Mari – Radiosonar.net