la-discoteca-del-diavolo-1-29-if-i-had-a-possession-into-the-devils-archiveNel tentativo di giocare d’anticipo, questa settimana Tiedbelly ha cercato di approfittare della domenica – giorno di super-lavoro, all’Inferno – per girellare nuovamente nell’Archivio del Satanasso e ripristinare la vecchia abitudine di rintracciare il senso specifico dell’organizzazione dei settori e riferirne in trasmissione.

L’ultimo periodo era stato caratterizzato da una sorta di direzione “dall’alto” del Signore degli Inferi e in questa settimana Tiedbelly voleva recuperare la sua autonomia decisionale: ebbene, anche in questa occasione, il Satanasso ha giocato il più classico dei colpi e, posseduto il povero, impavido Tiedbelly lo ha condotto del tutto controvoglia in una danza sfrenata e vertiginosa nel suo archivio che, per l’occasione, è sembrato vivere di una vita propria. In pratica dopo qualche minuto che il nostro pessimo bluesman riassaporava il gusto di aggirarsi nella Discoteca del Diavolo senza intromissioni esterne, una forza misteriosa – ma nemmeno troppo – si impadroniva dei suoi arti e, come teleguidato, veniva condotto a velocità vertiginosa tra i raccoglitori, le scaffalature, i lunghi corridoi dell’archivio mentre dall’alto cadevano specifici dischi tra le sue mani e gli scaffali si aprivano e chiudevano come mossi da meccanismi occulti. Alla fine di questa specie di inseguimento-non inseguimento, la selezione che Tiedbelly poteva riportare a casa era una selezione di jazz.
Sarà forse stato perché il jazz nella trasmissione ha sempre avuto un ruolo da comprimario? Sarà stato perché un sindacato infernale di jazzisti ha minacciato una sollevazione nel caso in cui non fosse ripristinata una certa qual giustizia relativamente al termine “musica del diavolo”? In verità ancora una volta Tiedbelly è persuaso che ci sia un gioco dietro all’ennesimo scherzetto che il Satanasso gli ha riservato. Il jazz è senz’altro una musica del diavolo ma non è LA musica del diavolo, tuttavia il jazz è anche il segmento artistico più “Alto” espresso dalla cultura afro-americana. Attraverso di esso, più che nel blues, la cultura afro-americana ha saputo elevarsi al di sopra di quella dominante (bianca) e oggi il jazz è materia di tesi universitarie e vengono istituite cattedre per il suo insegnamento. Ma c’è di più – ed è forse qui che il Diavolo voleva andare a parare – mentre nel blues si esprime il dramma umano di una solitudine che pur di redimersi accetta anche una fede religiosa imposta da altri, il jazz è il luogo di elezione in cui si esprime la libertà dell’artista di colore. Insomma, nel blues il Diavolo vince dopo aver gareggiato, nel jazz non c’è mai stata partita. Nel compiacimento di una prossimità al Demonio, di una qualche complicità latente tra uomo e creatura extra-terrena si sostanzia, crede Tiedbelly, la possibile chiave di lettura di questa puntata. A voi i pezzi e le riflessioni che vorrete fare. Io me vado a riposa’ e la prossima volta entro in archivio travestito da postino.

1. Charles Mingus – Devil Blues
2. Duke Ellington – Afrique
3. Sidney Bechet – The mooche
4. Oliver Nelson – Stolen moments
5. Archie Sheep – Attica blues
6. Albert Ayler – Heart love
7. Miles Davis – One to one
8. Thelonious Monk – Blues Bolivar blues
9. Herbie Hancock – Maiden voyage
10. Eric Dolphy – Somethnig sweet, something tender
11. Bill Frisell – Ron Carter
12. Ryley Walker – 22 days
13. Joe Henry – Sign