Il termine aforisma deriva dalla parola greca ἁφορισμός, che significa definizione.
L’aforisma è un piccolo contenitore di sapere, un distillato di temi specifici, filosofia, sentimento. Nel corso del tempo, tra i letterati l’aforisma prende vari nomi: ricordo, lampo, fosforescenza.
I testi pubblicati in Tutto in una mano, pubblicato in questi giorni da DeriveApprodi, contengono esperienze, lampi, ricordi di Antonello Sotgia. Gli aforismi generalmente sono un po’ più piccini di quelli contenuti in questo libro, ma questo termine rende bene l’idea di quello che vi troverete davanti. In alcuni casi sono testi brevi, in altri articoli corposi. La natura dei contributi è estremamente variegata, in alcuni casi tecnica, in altri riflessiva. Quello che non manca mai è la personalissima sintesi.
Siamo di fronte a pennellate di luoghi, di scienza, di tecniche.
Il libro è diviso in due parti principali. Nella prima parte sono raccolti testi inediti, che trattano l’esperienza di docente nella Facoltà di Architettura e alcuni dei luoghi visitati da Antonello.
Nella seconda parte ci sono invece estratti di articoli e contributi già editi come quelli di:
«Spazio Sport», in cui Antonello è consulente editoriale dal 1981 al 1993; i racconti dei suoi viaggi in Angola e alcuni articoli che mettono in risalto la personale lotta politica grazie ad articoli de «il manifesto» e «Dinamopress».
Possono sembrare elementi distanti: l’architettura, l’Africa, l’impegno politico, ma tutto questo è condensato in un’unica persona che restituisce con il suo originale e articolato punto di vista tutto ciò che vede e fa.
Il fil rouge che lega tutto è il disegno.
Attraverso il disegno, Antonello Sotgia carpisce tutto ciò che osserva. “Il tracciare segni sulla carta” è l’unico modo per riproporre la totalità di ciò che lo circonda. Cicerone diceva che per applicare al meglio l’arte della memoria: “ci serviremo dei luoghi come della cera e delle immagini come delle lettere”.
L’immagine, la riproduzione della realtà che si compie attraverso il disegno è anche memoria. Il ricordo delle esperienze, di luoghi, di persone passa dalle mani che disegnano. Il supporto preferito? I quadernetti 9/11 – 13,5 con la carta indifferenziata. Quaderni che contengono tutto, che devono necessariamente stare tutti insieme. Nessuno schizzo può essere ceduto, niente può esulare da quel contesto unitario che rappresentano i quadernetti, che custodiscono la sua memoria personale.
Disegnare è un atto necessario per Antonello. Grazie al disegno interpreta meglio la realtà, ricorda, annota. Un disegno non è solo la rappresentazione della realtà, ma è una sintesi perfetta della realtà o tutto ciò che riusciamo ad immaginare. Il disegno contiene immagini, colori, suoni, parole.
La potenza del disegno in sé e il potere che l’atto del disegnare ha su Antonello è una delle tematiche cardine di questo libro.
“Il tracciare segni sulla carta (o su altro materiale), in una parola il disegnare, è atto che si svolge più nel tempo che nello spazio. Quest’ultimo, infatti, sempre dato e fissato in qualche modo dalle dimensioni del foglio e dalla superficie, viene impressionato o tracciato in tempi differenti. Per chi fa del disegno pratica pressoché quotidiana, il disegnare è l’arco di tempo racchiuso tra due momenti o tempi precisi. Il primo è quando stringiamo tra le nostre dita la penna e dosando l’energia trasmettiamo a questa «stretta» l’intensità dovuta alle righe che intendiamo tracciare. Il secondo è quando la mano, andando avanti nel tracciare righe, riempie il foglio, scaricando così tutta l’energia trasmessagli dalla mano. Sì, perché è la mano la sola ed unica parte del corpo ad essere interessata all’atto del disegno.”
Anche se il disegno è il fulcro di questo testo e attraverso di esso si manifesta tanto della vita di Antonello, non si può non rimanere stupiti anche leggendo i vari contributi.
Con la sua sintesi grafica Antonello ci mostra tantissimo, ma anche con il linguaggio riesce a farci immaginare situazioni, luoghi, persone. Sono tante ad esempio le città o i brandelli di città che vengono descritti da Antonello in questo libro. Per molti di essi, sappiamo esattamente di cosa si tratta. Le sue parole stuzzicano la nostra memoria che sa già cosa immaginare.
In altri casi, si parla di posti lontanissimi, ma che ugualmente grazie ad un limpidissimo modo di narrare riusciamo ad evocare, vedendo non solo città esotiche, ma sentendone i suoni e il calore.
“Luanda è una città senza retroterra. Termina bruscamente. Senza nessun elemento di mediazione. Finiscono le case ed è subito savana. La città coloniale ha lasciato Luanda priva di visibili confini edilizi, rafforzando solo quello fisico rappresentato dalla linea di costa: la «marginal», la strada lungo il lato di costa della laguna. […]
Le case a Luanda esibiscono, quasi staccandola dal corpo dell’edificio, la propria facciata. Anticipando in qualche modo il loro filo fisso rappresentato dall’ingresso formano, l’una con l’altra, quella specie di pelle multicolore che è la «fodera» delle logge che, come nel caso della rua Marginal, strada che costeggia la baia, riflettendosi nell’acqua ne rimandano l’immagine di un enorme muro bucato.”
Ciò che viene raccontato in Tutto in una mano non è solo un’esperienza personale. È la voce di un singolo che ha plasmato spazi urbani, luoghi. Ha formato menti, professionisti. Ha aiutato, lottato, viaggiato. La moltitudine delle esperienze presentate, la varietà testuale di quello che è scritto: a volte una semplice riflessione, altre volte un articolo con taglio scientifico, altre ancora come fosse un diario; ci mostrano tante sfaccettature, fosforescenze.
È la complessità di tanto, condensato nei pensieri e nei disegni di Antonello.
Tutto in uno.
“Il mio contributo al mondo è la mia abilità nel disegnare. Dipingere è ancora sostanzialmente la stessa identica cosa che fu nella preistoria. Riunisce l’uomo e il mondo. Vive nella magia.”
KEITH HARING
Tutto in una mano
Antonello Sotgia
Derive Approdi
ISBN: 978-88-6548-282-7
PAGINE: 60 + 40 ill.
ANNO: 2019
COLLANA: Arte