Mediterranea, la disobbedienza civile che solca il Mar Mediterraneo

In quel tratto di mare la notte è una sconfinata distesa di nulla. Acqua e buio. Nient’altro. Nessuna luce a orientare la rotta. Uno scenario spaventoso e pericolosissimo per chi si trova in difficoltà, per chi si trova su un barcone e lasciato poi a seguire la corrente in attesa di un soccorso, di una mano tesa. La luce fioca di un’imbarcazione che piano si avvicina, diventa allora una possibilità che trova un appiglio, una speranza che diventa un grido capace di spalancare gli occhi e tendere mani. 
Mediterranea è una nave italiana, partita lo scorso 4 ottobre dalle coste siciliane con l’obiettivo di monitorare, denunciare e controllore la situazione delle rotte percorse dai migranti, battendo una rotta complessa e misteriosa, quella del mare Mediterraneo nel tratto tra l’Italia, Malta e le coste libiche. Con la messa al bando di molte ong, che pattugliando l’area hanno salvato migliaia di vite in tutti questi anni, Mediterranea diventa l’espressione di una potentissima disobbedienza civile, perchè com’è stato ricordato citando Brecht Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere. Allora è dovere di chi si imbarca su Mediterranea non smettere di cercare e non finire di raccontare e denunciare gli orrori e soprusi commessi in mare, e di chi rimane a terra, agire per promuovere il progetto, diffonderlo e sostenerlo. Organizzata e fortemente voluta da un vasto gruppo di realtà e singole persone, Mediterranea, non solo solca il mar Mediterraneo alla ricerca di vite umane in difficoltà, di cui governi e regolamenti se ne fregano, ma dimostra che laddove c’è determinazione e la capacità di mettere in comune competenze, esperienza e risorse, la risposta arriva seguita da un’azione capace di trainare un paese intero.
Certo, il ragionamento sulle politiche migratorie, e dunque anche su quelle di accoglienza, non può arrestarsi alla sacrosanta volontà di aiutare vite umane, ed evitare naufragi e perdite. Come ha ricordato il regista Andrea Segre, serve andare a fondo alle contraddizioni che pregnano il meccanismo della migrazione, per poter trovare risposte in grado di scardinare quel pericoloso ingranaggio.
Mediterranea e il suo contributo in mare è dunque un punto di partenza, sostenuto da un dovere civile e morale, ma la sua bussola punta là, dove tutto può essere ridiscusso.