“Nato quasi per caso, questo sodalizio musicale è una vera miscela esplosiva!”

Articolo a cura di Mario “Dread” Conte

Partiamo da un aneddoto: “More Fyah” nasce come lavoro su commissione per una produzione teatrale; “Kid X”, un’idea di Bassline Circus, Mhz e Feral.
Spettacolo in qualche modo ispirato all'”uomo bicentenario” di Isaac Asimov dove acrobazia, musica, canto e performance si mescolano dando vita ad una rappresentazione vivace ed accattivante.
I creatori hanno chiesto ai Mungo’s Hi-Fi di crearne la colonna sonora ed il mitico sound system di Glasgow ha ben pensato di agire assieme ad una delle attrici dello show, un’emergente di nome Eva Lazarus.
I Mungo’s con la loro etichetta Scotch Bonnett sono una delle punte di diamante per quel che concerne le produzioni dub europee degli ultimi 15 anni.
E non solo, da sempre il loro approccio alla materia è stato decisamente innovativo: questo eclettismo si riflette in una serie di risultati anche apparentemente stridenti tra loro, ma ognuno terribilmente riuscito.

Hanno dato prova nel tempo di saper spaziare senza problemi dai più tradizionali canoni del dub/roots alla bass music, passando per il rub-a-dub, l’hard dancehall style, la dubStep e molto altro ancora.

Ecco, questo puzzle di fascinazioni trova pienamente riscontro nell’album; un concetrato al fulmicotone di 10 brani, dove ogni traccia rappresenta uno dei generi sovracitati e può essere considerata un capitolo a sè stante.
Come differenti atti di un unico, grande e ben riuscito spettacolo teatrale. Questo grazie anche all’enorme adattabilità vocale di Eva Lazarus.
Lei è una mc di grande talento. Viene da Bristol e negli ultimi anni ha entusiasmato la massive di mezzo mondo con una tenuta di palco stratosferica ed una innata capacità di padroneggiare con uguale dimestichezza i più disparati sottogeneri del reggae.
Dall’opening track “dub be good to me” (rifacimento di “just be good to me” della S.O.S. Band) allo stravolgente riadattamento in chiave wobble bass di “three blind mice” di Max Romeo (brano chiamato “babylon raid”), fino alle soffuse atmosfere di “Amsterdam” ed a quelle piu canonicamente reggae della combo con Kiko Bun “light as a feather” il mood rimane travolgente.
Ci troviamo di fronte ad un incredibile condensato di talento ed amore per questa musica in ogni sua derivazione, una gemma destinata a fare breccia.

Non lasciatevi sfuggire questa perla!

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