Ofeliadorme @ Na’Cosetta 4/04/2017

Quello che soprattutto mi colpisce di un posto interamente occupato da tavoli, tavolini e tavolate, difficile da attraversare e ancor più da vivere su due piedi con una birra in mano, è lo spazio che comunque quasi prepotentemente si prende l’ampio palco, ingombro di strumenti, tessuti, oggetti vari, talvolta quasi incerti se essere funzionali o decorativi o simbolici, finché qualcuno non sale e non li utilizza. Il palco del bistrot Na’ Cosetta troneggia come una nave, un’isola, un altare, vera meta della moltitudine convergente di scialuppe-tavolini carichi di sfiziosità ben congegnate.
Per non restare precariamente sballottata tra i flutti delle ordinazioni mi aggrappo anche io a una scialuppa, chiedo asilo, trovo un solidale che mi offre una sedia libera.
Gli Ofeliadorme intanto hanno cominciato a suonare “Body Prayer”. Bolognesi per nostra fortuna affezionati a Roma, così che periodicamente ci vengono a trovare con ottimi live (anche al Sans Papier nel 2013), avevano già all’attivo quattro Ep e due album e sono tornati per presentarci il loro terzo album “Secret Fires” uscito a marzo.
Senza che nessuno prevalga si intrecciano voce chitarra tastiere e batteria, tutti insieme formano un canto di sirena apocalittica e struggente, che guida l’attenzione e crea un cono di silenzio in cui i brani sfilano maestosi e delicati, se l’amplificazione della voce potesse osare di più, di certo anche le conversazioni un po’ più in là prenderebbero fiato e tempo per concedersi di farsi incantare.
Tra la cornice tracciata puntualissima ma delicatamente in punta di bacchetta da Michele Postpischl da un lato, e Tato Izzia chino sul synth a sparare atmosfere e tessiture dense e ondeggianti dall’altro, la figura e la gestualità eteree ma ben caratterizzate di Francesca Bono catalizzano lo sguardo anche se l’ascolto abbraccia continuamente sia l’insieme che le parti distinte.
Profondità e leggerezza, elementi naturali ed elettricità, materia sognante e sogni che scalpitano per incarnarsi. Le tracce del nuovo album, solo intervallate dal precedente singolo “Jupier” (e i bis pure tratti dal passato), senza macroscopici salti riescono a concentrare ed espandere emozioni e a cambiare il colore dell’aria che respiriamo.
Forse dal recente tour in oriente hanno alimentato ancor più la propria capacità di far passare emozioni e significati altrettanto potenti per mezzo di gesti tutt’altro che eclatanti, azioni e variazioni sottili, facendoci scoprire, noi spettatori, ancora più capaci di farli risuonare e amplificare dentro di noi, mentre affiniamo silenzio interiore e ascolto per cogliere i mutamenti minimi, come un seme riconosce quel grado di temperatura in più adatto a germogliare, o come il famoso battito di ali di una farfalla che può generare un uragano in un punto lontano.
Così non mi stupisce leggere dalla presentazione del loro album che è “progettato per suonare come una voce che sussurra nell’orecchio dell’ascoltatore”. La bellezza e personalità della loro musica la conosciamo da tempo, la pressoché perfetta convergenza tra le intenzioni dichiarate e quello che riescono a trasmettere dimostra secondo me la loro maturità.
Questo attualmente posso dire che al mio orecchio e immaginazione gli Ofeliadorme risultano, un piccolo sussurrante uragano.

 

Setlist:

Body Prayer,
Black/Black/Black,
My soldiers,
Birch,
Visions,
Jupiter,
Feels,
Hairbrushings,
Alone with the stars,

Bis:
Fiery Tail
Pleasure