Attivista mapuche

Articolo a cura di TRANSfemmINonda

Moira Millán, attivista mapuche  ci scrive il 24 aprile dal Lof Pillañ Mahuiza, la sua comunità in Puelwillimapu (Patagonia in mapudsungun -la lingua mapuche), un territorio recuperato dal 1999 nella provincia di Chubut.

Cofondatora del Movimiento Mapuche y Campesino, che aveva come obiettivo cercare strategie di articolazione  tra comunità contadine e mapuche per fermare il latifondo e l’estrattivismo ha sempre lottato contro la megamineria. La sua comunità è minacciata proprio da un progetto idroelettrico chiamato La Elena, che dovrebbe consistere in 6 dighe che inonderebbero 11mila ettari di bosco. Attualmente la lotta ha prodotto l’arresto del progetto che però non è stato ritirato. È sceneggiatora di Pupila de Mujer Mirada de la Tierra (pupilla di donna,sguardo della terra)

Nel 2012 fonda il movimento di lotta Lavoro, Casa e terra  (MLT) per costruire unità tra persone disoccupate con una prospettiva ecologica. Nel 2013 comincia a camminare da un estremo all’altro del territorio argentino per organizzare la prima marcia di mujeres Originarias en Argentina, che si concretizzò con la partecipazione di 10.000 persone il 21 aprile 2015.
Attualmente è portavoce del Movimiento de Mujeres Indígenas por el Buen Vivir, un’organizzazione composta da centinaia di donne e soggettività dissidenti di 36 nazioni indigene in Argentina.

Ha pubblicato El tren del Olvido (il treno dell’oblio), che l’ha convertita nella prima novelliera indígena in América Latina. Llankaray racconta la storia della nonna e della bisnonna proprio per evitare che l’oblio vinca sulla memoria così come vorrebbero i fautori del cosiddetto progresso. Infatti con l’arrivo del treno nella regione la sua famiglia è costretta a spostarsi dal suo territorio di origine. Nello stesso periodo in Irlanda nasce Liam che è costretto a fuggire in Argentina. Il tren del olvido è al tempo stesso una storia d’amore e la testimonianza della lotta e della resistenza del popolo mapuche in tutti questi secoli di colonizzazione. Il libro che sta per essere pubblicato anche in italiano, si può acquistare in lingua originale qui 

A febbraio del 2020 il movimento mujeres indigenas por el buen vivir ha organizzato il campamento dei popoli contro il terricidio a cui abbiamo partecipato e di cui raccontiamo in questo articolo
“Definiamo terricidio l’assassinio non solo degli ecosistemi tangibili e nei quali vivono i popoli, ma anche di tutte le forze che regolano la vita sulla terra, ciò che noi chiamiamo ecosistema percettibile. Ci riferiamo al “terricidio” come conseguenza del modello di civilizzazione dominante, che sta mettendo a rischio il futuro sul pianeta e che oggi si manifesta attraverso il cambio climatico e le sue conseguenze. Noi, donne e discendent* indigene organizzate nelle 36 nazioni native che vivono in Argentina, sappiamo di essere coloro che patiscono nel corpo-territorio le conseguenze del cambiamento climatico, coloro che soffrono i costi e le responsabilità ambientali generate da questo modello globale di sfruttamento delle risorse naturali.”

 

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