“Torniamo nelle strade, ci tolgono il tempo, riprendiamoci tutto” e “La normalità di oggi, la violenza di sempre” Non una di meno ritorna in piazza in molte città italiane per il primo grande appuntamento di lotta.

TRANSfemmINonda racconta le varie piazze italiane del 26 Giugno 2020!

In questi mesi il movimento è stato vivo e presente. Durante il lockdown ci sono stati spazi radio che si sono aperti incluso il nostro su radiosonar.net , videoincontri, numeri di telefono a disposizione sia per l’emergenza determinata dalla violenza nelle case che da sempre non sono un luogo sicuro, sia per parlare e farsi ascoltare, ci sono state assemblee, sostegno a progetto di spese solidali con uno sguardo di genere, appoggio a chi al lavoro è dovuto andarci e a chi è dovuto restare a casa con il triplo del lavoro sullo spalle, a chi si è ritrovatu violentemente ricacciato in una famiglia biologica che non accetta la sua determinazione di genere e/o di orientamento sessuale lontan* dalla sua famiglia di elezione e dai suoi legami veri per questo governo “non congiunti”. Si è riflettuto sulle radici profonde della crisi che attengono alla relazione con la devastazione dell’ecosistema e alla relazione con gli altri animali, alla deforestazione e alle grandi opere. Si è detto a chiare lettere che vogliamo un cambio di sistema perché a quella normalità che stanno velocemente tentando di ricostruire NUDM non ci sta
Abbiamo seguito come TRANSfemmINonda alcune delle piazze che qui documentiamo 

Fin dall’inizio dell’emergenza da Covid-19 abbiamo sottolineato come questa crisi non fosse uguale per tutt* e così purtroppo è stato. La pandemia ha esasperato le disuguaglianze, lo sfruttamento e le violenze determinate dal sistema capitalista, patriarcale e razzista nel quale viviamo e che, quotidianamente, colpiscono le nostre vite.

La violenza domestica è aumentata moltissimo durante il lockdown, mentre i centri antiviolenza hanno cercato di continuare a garantire supporto alle donne che vi si rivolgono, nonostante le difficoltà imposte dal distanziamento sociale e dalla mancanza strutturale di finanziamenti. Tantissime persone si sono ritrovate senza lavoro e senza reddito, tra cassa integrazione in ritardo di mesi, bonus di 600 euro assolutamente insufficienti, nessun tipo di sussidio per tutti i lavori in nero e non riconosciuti. Nei settori considerati come “essenziali”, dalla sanità ai servizi sociali, dalla sanificazione alla grande distribuzione, dalla logistica alle troppe fabbriche rimaste aperte, tantissime donne si sono trovate spesso senza dispositivi di protezione individuale, mettendo a rischio la propria salute e quella delle persone a loro vicine in cambio dei soliti salari bassissimi, accompagnate dalla retorica che le voleva “eroine” o “angeli” e pronte a sacrificarsi per il paese con il sorriso.

Razzismo e sessismo istituzionali si rendono evidenti nell’ultimo provvedimento del governo: una sanatoria che esaspera le condizioni di ricattabilità in cui versano le donne e le soggettività migranti, la cui unica possibilità di regolarizzarsi è vincolata all’arbitrio di chi da anni le sfrutta nei campi o in casa con contratti precari o in nero.

L’epidemia, il sovraccarico del sistema sanitario, la chiusura delle scuole a tempo indeterminato, l’estensione indefinita dei tempi di lavoro causata dal ricorso allo smart working hanno moltiplicato esponenzialmente il carico di lavoro produttivo e riproduttivo che pesa sulle nostre spalle. Come si può lavorare da casa mentre ci si prende cura di una persona malata o anziana e bisogna seguire figlie e figli nella didattica a distanza? Come si può tornare a lavoro con turni spalmati su orari impossibili, mentre ancora non si sa se e come riapriranno le scuole a settembre? Queste domande non hanno trovato risposte, ad eccezione del tanto richiamato bonus baby sitter, che argina solo temporaneamente il problema e produce ulteriore lavoro precario e sottopagato per altre donne.

Non possiamo più parlare di emergenza: le conseguenze di questa pandemia saranno pesanti e stabili e stiamo già sperimentando nelle nostre vite le conseguenze di questa crisi.
Nonostante il distanziamento sociale, sappiamo che non siamo sole, ma parte di una lotta che in tutto il mondo si oppone alla violenza maschile e di genere, al razzismo e allo sfruttamento in casa e sul lavoro. L’epidemia del Coronavirus non ci ha costrette al silenzio. Le donne e le soggettività dissidenti, le persone migranti e razzializzate hanno continuato e continuano a scioperare e a ribellarsi alla violenza con cui ci vorrebbero zittire, rimettere al nostro posto, ancorare ai ruoli che ci sono imposti e che noi invece rifiutiamo.

Ora è tempo di riprenderci le strade, la visibilità, la parola che hanno provato a toglierci. È tempo di urlare tutta la nostra rabbia per annunciare che non accettiamo che la ricostruzione e la convivenza con il Covid-19 avvengano al prezzo del nostro sfruttamento, dell’intensificazione della divisione sessuale del lavoro e del razzismo. Con attenzione e cura per la salute di tutte e tutti, il 26 giugno torniamo in piazza in tantissime città.

Di fronte alle conseguenze di questa crisi e alla nuova insopportabile normalità che annuncia, non rimarremo in silenzio!

¡Juntas somos más fuertes!

Seguono audio e galleria foto della giornata:

Dalle piazze del 26 giugno a Roma:

h 15: Presidio alla Regione Lazio LA SALUTE NON E’ UNA MERCE!
Il presidio ha affermato questi obiettivi di lotta:
  • MASSICCIO PIANO DI ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO NELLA SANITÀ PUBBLICA
  • ABOLIZIONE LISTE DI ATTESA E INTRAMOENIA
  • ACCESSO UNIVERSALE ALLA SANITÀ (No legge Renzi/Lupi art.5)
  • POTENZIAMENTO MEDICINA TERRITORIALE E DOMICILIARE
  • CONSULTORI IN OGNI TERRITORIO SENZA LIMITI DI ETÀ, GENERE, ORIENTAMENTO
  • SESSUALE
  • UNA SANITÀ PUBBLICA UNICA, GRATUITA, UNIVERSALE, LAICA, UMANIZZATA
Ieri sotto la Regione Lazio eravamo in tante e tanti. Una delegazione delle varie Realtà è stata ricevuta da Egidio Schiavetti, portavoce dell’assessore d’Amato . Come delegazione abbiamo ascoltato tante belle parole e tante promesse..ma aspettiamo i fatti concreti!
La salute non è un SERVIZIO ma un Diritto fondamentale, non possiamo accontentarci di dichiarazioni, quando vedremo i consultori aperti e funzionanti nella loro interezza di offerta sui territori , quando vedremo le operatrici e operatori internalizzati nei presidi ospedalieri, quando vedremo i soldi che arriveranno sulla sanità investiti nel pubblico e non nel privato, quando vedremo le erogazioni dei servizi emanati in tempi brevi e non in semestri di attesa per una prestazione sanitaria, quando vedremo una sanità che dà priorità alla prevenzione e non solo la cura, alll’umanizzazione e non al profitto, quando vedremo le assunzioni e potenziamento dei servizio insieme alla sicurezza sul posto di lavoro..Forse prenderemo per buone le parole ascoltate ieri!
Intanto la lotta , la nostra presenza sui territori continua
Contributi di Apertura:
Elisabetta Canitano
Graziella del coordinamento delle assemblee delle donne e delle libere soggettività dei consultori di Roma/Lazio
Un’infermiera

Non Una Di Meno Roma ha organizzato un presidio in piazza Esquilino. 

Il titolo del presidio : “Se i panni sporchi si lavano in casa, noi li portiamo in piazza!”

Per questo, invece di lavare i vostri panni sporchi nel chiuso delle nostre case, abbiamo deciso di portarli in piazza!

L’invito a tirare i fili e portare mollette e panni da stendere in piazza per scriverci sopra ciò di cui vogliamo liberarci, senza vergogna e senza paura, perchè la normalità a cui non vogliamo tornare è il problema.
 Claudia

 

Sappiamo bene che, proprio perchè segreta, la casa non è un luogo sicuro, e più che mai nei mesi durissimi del lockdown la casa è stato luogo di violenza e sfruttamento.

Matteo
Gruppo ragazze
Un altro gruppo ragazze

 

Non ci siamo mai fermate, abbiamo lavorato più del normale, sovrapponendo lavoro domestico, cura dei figli e telelavoro, inventandoci un modo per colmare il vuoto lasciato dalla scuola e non colmabile con la Dad, abbiamo continuato a lavorare negli ospedali e nei servizi socio-sanitari, nei servizi di pulizie e sanificazione, senza strumenti di protezione, abbiamo mandato avanti la produzione per pochi soldi e molti rischi nelle fabbriche, nella logistica e nella grande distribuzione.

Per noi il lockdown ha significato l’aumento della violenza domestica e, oggi, la ripresa della guerra alle donne: quella dell'(in)giustizia patriarcale che assolve gli stupratori di Martina Rossi, trasformando ancora una volta una vittima in colpevole. Quella del razzismo e del sessismo istituzionali che si autoassolvono per continuare a sfruttare, ieri come oggi. Quella che nega la libertà di scelta e vieta il day hospital per l’aborto farmacologico come in Umbria. Quella della dipendenza economica e dell’inconciliabilità tra vita e lavoro.

Esi e Martina

 

Eppure è sul nostro lavoro che si è scaricato il peso dell’emergenza…

Collettivo ROSSE di Ostia

Contributi dalle altre città:

Da Perugia contributo da Lautoradio:

“Libere di scegliere”
L’attacco alla libertà di autodeterminazione delle donne, perpetrato dalla Regione Umbria a guida della leghista Tesei, non è passato inosservato. La piazza perugina del 21 giugno ce lo ha dimostrato.

Contributi da “Libere di scegliere”

Contributo da NUDM Piacenza:

A Piacenza presidio in strada, foto e audio dell’intervento.

Il presidio è stato costruito con la famiglia di Elisa Pomarelli.


Contributo da NUDM Catania:

Blitz di “Non Una di Meno” nella sede del Consultorio Familiare in Via Bambino n 32

“Siamo qui per rivendicare il nostro diritto, inderogabile e non svendibile, alla nostra salute sessuale e riproduttiva”.
“Il 26 giugno 2020, a Catania come in tutta Italia e nel rispetto delle norme e della cura reciproca, torniamo a riprenderci le strade e gli spazi pubblici per dare voce alle donne e al disagio che stiamo vivendo, rivendicando che questa “normalità” post pandemica non ci appartiene affatto. La crisi sanitaria globale ha reso evidente come la “normalità” del sistema capitalista, patriarcale e razzista di questa società è il fulcro del problema. Disparità e disuguaglianze, anche grazie a tagli indiscriminati alla spesa e ai servizi pubblici in ossequio alle annose politiche di austerity, si sono ulteriormente accentuate e a farne le spese per prime sono state le Donne, reggendo sulle proprie spalle l’intero carico di lavoro riproduttivo, svolto gratis o con salari da fame e in condizioni di estrema precarietà.
Le richieste:
la riapertura dell’Ospedale Santo Bambino come pronto soccorso ginecologico
la presenza fissa di un’ambulanza per gestire le emergenze coordinandosi con altri ospedali!
il rifinanziamento dei consultori, con la presenza di equipe medica al completo, ed il potenziamento della rete sanitaria territoriale
la distribuzione della pillola abortiva in tutti gli ospedali ed i consultori
l’avvio di una sperimentazione, sul modello della Regione Toscana, per accedere all’aborto farmacologico fino alla 9° settimana
fuori gli obiettori dal servizio pubblico
Nel pomeriggio presidio in Piazza Università
Siamo tornate in piazza per fare sentire la nostra voce e continuare a lottare contro la violenza strutturale, patriarcale e razzista di questa società neoliberale e delle gerarchie su cui si sostiene. Non sopporteremo più che la gestione della crisi postpandemica sia fatta sulla nostra pelle, negandoci il nostro diritto alla salute riproduttiva e all’autodeterminazione sessuale, negando i fondi ai centri antiviolenza nonostante il feroce acuirsi della violenza domestica durante la pandemia, negandoci condizioni minime di sicurezza sui luoghi di lavoro, nonostante siamo state spesso chiamate come infermiere, cassiere, operatrici delle sanificazioni, a ricoprire ruoli essenziali per l’intera società.
Torniamo in piazza per denunciare l’enorme carico di lavoro riproduttivo che siamo state costrette a fare, nell’indifferenza e complicità delle istituzioni, prendendoci cura dei bambini, degli anziani e delle persone con disabilità mentre svolgevamo una riunione in telelavoro o mentre dovevamo tenere una classe con la didattica a distanza. Questa emergenza è diventata occasione di alibi per inasprire e accelerare politiche di precarizzazione selvaggia e deroga a quella che era già una misera normalità. Noi non ci stiamo! Per questo ci riprendiamo le piazze, la visibilità e la parola: di fronte alla gravità dell’attuale e futura contingenza post pandemica, davanti alla nuova normalità che rispecchia la violenza di sempre, noi torniamo a riprenderci tutto!”

https://sicilianews24.it/blitz-di-non-una-di-meno-al-consultorio-familiare-di-catania-610630.html

Dafne


Contributo da NUDM Modena:

Noi non ci fermiamo, non ci lasciamo zittire, noi alziamo la testa…da oggi ripartiamo più arrabbiate di sempre…perché l’8 MARZO è TUTTI I GIORNI.
CI VOLETE SOTTOMESSE, RICATTATE E SFRUTTATE, CI AVRETE RIBELLI E RISSOSE!


Contributo da NUDM Firenze:

Presidio a Firenze, Vogliamo la verità per Martina Rossi🔥
Siamo qui per rivendicare giustizia e libertà per Martina e per tutte le donne vittime della violenza istituzionale.

https://www.facebook.com/plugins/video.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fnonunadimenofirenze%2Fvideos%2F370475983937179%2F&show_text=0&width=560

Articolo di Dinamo press:

https://www.dinamopress.it/news/mobilitazioni-non-meno-tutta-italia-portiamo-piazza-panni-sporchi-del-lockdown/

Chiudiamo con appello alla solidarietà internazionale con l’ospedale Sorocabana di San Paolo del Brasile.

a cura di TRANSfemmINonda

Sostieni RadioSonar - Alza il Volume.

Tramite questo comodo form potete sostenere le attività dell'associazione con il sistema digitale di PayPal. [wpedon id=19928] oppure potete effettuare donazioni o tesserarvi effettuando un versamento sul nostro conto corrente presso Banca Etica [CP_CONTACT_FORM_PAYPAL id="1"]  

Dopo aver fatto il versamento scrivete una mail a radiosonar@gmail.com in cui inserite Nome, Cognome, Indirizzo, Cellulare, Codice Fiscale e indirizzo di posta elettronica ed allegate copia del pagamento. La tessera O altro materiale informativo e/o promozionale verrà spedito tutto immediatamente via posta ordinaria.