Viene indetto lo sciopero dei Raiders per la giornata del 26 marzo 2021 e insieme a queste fondamentali figure lavorative si affiancano tutti quei lavoratori che aspettano dei tavoli di trattativa con il nuovo governo. I Riders, la scuola, lavoratori Ilva di Taranto, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo si sono riuniti sotto al Ministero dello Sviluppo Economico per chiedere maggiori tutele e per garantire la possibilità di continuare a lavorare.
Il mondo del lavoro si unisce per parlare di diritti e tutele.

Stamani a Roma sotto al Mise per lo sciopero nazionale dei Riders a cui si sono uniti molti lavoratori e lavoratrici di diversi settori

Francesca ReDavid e Roberto Benaglia, Segretari generali Fiom CGIL e Fim Cisl, gli interventi all’uscita dal Tavolo con Giorgetti

Akim Rider Glovo

Arif Gazi Rider Uber

Emanuele Palmisano, USB Ex Ilva Taranto

Francesco Percuoco, Fiom Caserta

Angela Sajeva, attrice, formatrice, Presidi Culturali Permanenti

Sara Palma e Marzia Ercolani, Mujeres nel Teatro

Il teatro Mercadante occupato questa mattina manda un segnale: i luoghi della cultura riapriranno non per fare spettacoli ma per parlare di diritti e unire il mondo del lavoro. Perché questa è cultura. Cultura civile, e questo è il vero cambio di passo che ci dicono oggi le tante piazze in mobilitazione.

Ben tre a Roma: il mondo della scuola davanti a Montecitorio – e in altre 66 piazze italiane – per rivendicare salute e sicurezza per tenere le scuole aperte e nuove assunzioni per investire sul lavoro nell’istruzione, cancellando la precarietà da un servizio essenziale, i lavoratori metalmeccanici sotto il MISE per l’incontro con il neo ministro Giorgetti sulle migliaia di vertenze ferme al palo (le immagini ci dicono la lista infinita), i riders del delivery food Che chiedono tutele e diritti fondamentali ancora inesistenti nei loro contratti, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo dal vivo, che a quella lista aggiungono anche gli stessi contratti, troppo spesso inesistenti.
Un richiamo questo al troppo lavoro nero che sta riducendo allo schiavismo, ma il contrappasso – per dirla con Dante – è l’impoverimento dell’intero paese, la denatalità, la condanna all’irrilevanza.
Democratizing work” potrebbe essere lo slogan, nel giorno stesso in cui il “Manifesto per la democratizzazione del lavoro” lanciato prima dell’estate in Francia dalle tre ricercatrici francesi Isabelle Ferrera, Julie Battilana, Dominique Méda (il manifesto, 16.5.2020), viene presentato nella traduzione portoghese, primo passo del viaggio intorno al mondo. E noi non crediamo alle coincidenze.

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