Affrontare il virus. Appunti su Covid 19

a cura di Lautoradio

Le misure emergenziali imposte a causa del covid 19 ci consentono quanto meno di ragionare e analizzare sulla straordinarietà di questa fase.
Abbiamo chiesto un contributo a diverse/i attivist@ e studios@, partendo dai rispettivi ambiti di studio, per inquadrare e soffermarci su diverse sfaccettature
(economiche, sociali, antropologiche, ecc) cercando di contribuire ad un dibattito che, si spera, da qui a poco tempo dovrà continuare anche nella ritrovata “normalità”.

 

Intervento di Enza Caruso, dipartimento di Scienze Politiche Unipg

Il servizio sanitario pubblico è da decenni oggetto di smantellamento e di costanti misure di austerity che hanno invece favorito le strutture private.
I decreti emergenziali che hanno esteso la “zona rossa” a tutto il territorio nazionale hanno però, in un certo senso, riaffermato il carattere pubblico e nazionale del nostro sistema sanitario, oltre a lanciare un forte segnale rispetto a tutte le richieste di autonomia differenziata che invece caratterizzano la “regolare” gestione regionale della sanità.

Nella seconda parte: la pandemia ha generato uno shock dal lato della domanda e della produzione rendendo quindi necessario un serio intervento di politica economica; alcune ipotesi.

Intervento di Carlo Romagnoli, Isde Umbria – medici per l’ambiente.

Le misure restrittive di sicurezza che stiamo vivendo hanno messo al centro la priorità alla salute di tutti rispetto ai soldi di pochi. Vengono in rilievo i fini sociali, e la cornice applicativa di questa misura prende il nome di programmazione, che applica la prevenzione e la promozione della salute pubblica a tutti i settori.
Dall’altro lato lo spossessamento capitalistico del valore sociale depotenzia queste misure e i loro effetti. Si ritiene necessaria, perciò, una affermazione della potenza della cooperazione sociale e della programmazione che crea un modello prezioso per intervenire anche nella crisi climatico ambientale, laddove, invece, il mercato non è in grado di proteggere la salute di tutti e gli interessi generali.

Roberta Pompili (attivista, antropologa) ha posto a Giso Amendola (attivista di Euronomade e docente di sociologia del diritto presso l’università degli studi di Salerno) alcune questioni di assoluta rilevanza rispetto allo stato d’emergenza che ci troviamo a vivere.

2.1

In particolare interessa capire se l’emergenza che stiamo attraversando sia assimilabile ad uno stato di “eccezione” (come ha sostenuto poco tempo fa il filosofo Agamben), oppure se si tratti di uno stato emergenziale. Quest’ultimo determinerebbe, da una parte, l’attivazione di una forte vigilanza e sensibilità pubblica (il rischio che i dispositivi emergenziali si trascinino anche dopo è reale), ma, d’altra parte, potrebbe fornire un nuovo scenario e un nuovo spazio dove far progredire cooperazione e le politiche del comune (una sorta di “attivatore sociale”).

2.2

La seconda questione posta riguarda le implicazioni che la pandemia sta comportando sul piano sociale e politico e le conseguenze di questo rispetto al sistema di welfare.
Questa pandemia attacca un bene comune, cioè la salute pubblica, attacco che però può essere inteso come “attivatore sociale”. E’ necessario mettere al centro del discorso la difesa della salute pubblica e del welfare in quanto prodotto delle lotte per i diritti portate avanti da decenni.
Inoltre, si moltiplicano le lotte di coloro che restano esclusi dal sistema di welfare; la campagna sul reddito di quarantena, che sta prendendo piede in questi giorni, mette in evidenza la necessità di attivare misure di garanzie generalistiche, quindi anche destinate ai “non garantiti”.

2.3

Quali, dunque, le prospettive che abbiamo difronte?
Il mondo ha bisogno di una cura/inteconnessione globale e i movimenti in questo scenario assumono ancora una volta un ruolo centrale.
Il movimento femminista, ecologista, i movimenti che lottano per la libertà di movimento, possono intervenire in questa fase per riprendere in mano lo spazio comune ed aprire nuovi scenari di lotta.

LA CAMPAGNA PER IL REDDITO DI QUARANTENA

 

In questo nuovo approfondimento parliamo della campagna per il reddito di quarantena lanciata da ADL cobas e fatta propria da diversi collettivi, associazioni, lavoratori e lavoratrici.
La campagna nasce per far fronte alla situazione di estrema precarietà e assenza di tutele di alcuni settori produttivi che l’attuale fase emergenziale ha acuito e messo a nudo. Tra le diverse rivendicazioni della campagna, oltre all’estensione del reddito universale e di misure che in questa fase d’emergenza possano garantire una continuità di reddito, vi è anche una più generale riforma dell’attuale sistema di Welfare, a prova del fatto che si tratta di una campagna che vuole operare anche fuori dall’emergenzialità.

(qui trovate il comunicato della campagna: “Campagna per il reddito di quarantena – verso un reddito universale
https://www.facebook.com/582785855207004/posts/1674187239400188/ )

Ne abbiamo parlato con Rolando Lutterotti (Lavoratore dello spettacolo, Padova) e con Luca Dall’Agnol (ADL Cobas, Padova) che ringraziamo per i contributi.

La campagna per il reddito di quarantena ha coinvolto moltissime/i lavoratrici e lavoratori che si trovano in una situazione di estrema precarietà messa a nudo e amplificata dall’attuale emergenza. Di quali settori produttivi parliamo e quali sono le rivendicazioni che stanno alla base della campagna?

Le misure adottate in questo periodo dal Governo, seppur necessarie per arginare l’emergenza sanitaria, stanno amplificando e mettendo a nudo profonde diseguaglianze sociali. In che modo queste misure stanno facendo emergere il divario tra lavoratori e lavoratrici garantiti e i c.d. non garantiti?

Anche fuori dall’emergenza, da tempo si denuncia la condizione di totale precarietà di moltissime categorie di lavoratori e lavoratrici.
In che modo la campagna per il reddito di quarantena può essere un terreno di lotta che va oltre l’emergenza?
(oggi più che mai, ad es., si percepisce la necessità di un reddito universale garantito a tutt@, rivendicazione che però nasce da anni e anni di lotte
in cui lo stato di precarietà e le mancate tutele coesistevano in uno stato di “normalità”)