Raggi: c’e’ lo sfratto della Casa Internazionale delle Donne nascosto nella memoria di Giunta?
contributo di Maria Brighi
contributo di Michela – Lucha Y Siesta
contributo di Paola Mastrangeli
Una palese contraddizione: mentre le assessore prendono finalmente atto che, grazie alla recente legge finanziaria, i luoghi autogestiti delle donne debbono avere in concessione gratuita locali del patrimonio pubblico, per la Casa Internazionale di via della Lungara, viene ribadito un annuncio di sfratto.
Non vorremmo pensare all’ipotesi che dopo anni di discussioni e mesi di silenzio questa Memoria di Giunta sia una provocazione invece che un atto a favore delle donne.
Cosa farà il Comune di Roma nelle more del bando? Chiuderà i servizi, la biblioteca, l’archivio, lo sportello sociale, le consulenze sanitarie, psicologiche e legali, lo spazio per i bambini?
Terrà tutto chiuso, in modo che anche il Buon Pastore, mantenuto dalla fatica delle donne che lo gestiscono e lo hanno gestito anche durante la pandemia, finisca nell’abbandono e nel degrado, come le parti di quello stesso edificio che il Comune già adesso gestisce e sono tuttora desolatamente vuote?
Le assessore annunciano di voler dar seguito all’ordine del giorno del Consiglio comunale che, approvato due anni fa, prevede che le associazioni della Casa vadano via dal Buon Pastore e il Comune gestisca direttamente l’edificio, mettendo a bando i singoli servizi.
Forse le assessore non hanno letto bene gli articoli di legge: il Parlamento ha deciso che il comodato d’uso deve essere concesso a luoghi autogestiti dalle associazioni femminili e femministe e ha anche deciso di assegnare 900.000 euro al consorzio di associazioni che
gestiscono il Buon Pastore per risolvere il contenzioso e consentire alla Casa di continuare a restare per gestire le sue attività.
Il Parlamento ha riconosciuto il valore delle attività svolte dalla Casa Internazionale e ha deciso che debba continuare a restare aperta. Il Comune vorrebbe rispondere invece con uno sfratto.
Le Case delle donne, cara Sindaca, non sono solo luoghi dove si erogano servizi ma luoghi autogestiti, di democrazia e di cittadinanza attiva, luoghi della cultura delle donne e dell’inclusione sociale, delle pratiche fra donne e a favore delle donne, dove si combatte la violenza maschile e si sviluppa una nuova cultura che ha le radici nella libertà, dove si dà spazio alle libere soggettività e si lavora alla coesistenza delle differenze, dove si promuovono i diritti e le libertà delle donne.
A cura di Mari
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