La morte di George Floyd e le reazioni di protesta che ne sono conseguite sono sulle pagine di tutti i giornali del mondo, con l’aiuto dell’americanista Bianca Cerri e del contributo per Fili d’erba ci addentriamo nei dettagli di questa vicenda.
L’atroce assassinio di George Floyd, ha fatto sì che la sua vicenda sia stata assunta a simbolo del razzismo endemico della società statunitense e anche al di fuori di essa. Quali sono state le risposte politiche alle proteste e all’ondata sempre crescente di manifestazioni?
Nel podcast a cura di Marzia Coronati e Ciro Colonna, si analizzano le posizioni prese nella politica americana tanto della fazione democratica che di quella repubblicana.
“George Floyd era un uomo tranquillo, che il 25 maggio si è recato a comprare un pacchetto di sigarette. Il negoziante ha creduto che il biglietto da venti dollari con il quale intendeva pagare fosse falso e ha chiamato la polizia”.
Così esordisce Bianca Cerri nel racconto che prelude alla tragica morte di George Floyd. “Conosceva Derek Chauvin, il poliziotto che lo avrebbe ucciso” – continua il racconto di Cerri – “tanto è vero che all’arrivo della polizia non si è agitato più di tanto. Ma forse proprio a causa di una conoscenza pregressa Chauvin ha voluto esercitare la forza in maniera più incisiva”.
L’ombra delle motivazioni personali aleggia quindi dietro l’assassinio di George Floyd. Questa sfumatura renderebbe ulteriormente più odiosa la vicenda; aggiungendo all’abituale arroganza poliziesca che opprime e mette in pericolo i neri d’America (e non solo), il carico di un agente di polizia che nel momento in cui è in uniforme agisce spinto da motivazioni personali.
Sullo sfondo, è evidente, ci sono secoli di sofferenze e atrocità,
che a partire dalla tratta degli schiavi attraversano la storia statunitense per culminare nella Guerra di Secessione; continuando poi con l’abolizione della schiavitù, senza però eliminare il razzismo e la discriminazione ormai intrinseco nella popolazione; per arrivare poi alla fine della segregazione razziale, e le lotte per i diritti civili. Un paese la cui costituzione sancisce che ogni uomo ha come diritti inalienabili: la vita, la libertà e la ricerca della felicità e che ancora oggi stenta ad estendere questi semplici e illuminati principi a tutta la popolazione che lo abita. Un paese diviso, che è capace di mobilitazioni radicali di massa, ma che produce anche le ultradestre suprematiste che sostengono l’attuale presidente Trump.
Proprio Trump, forte anche del sostegno e del potere; si permette senza pudore di fare il verso a Floyd e ridacchiando ne ripete – osceno – le ultime parole: “non respiro, non respiro”.
Podcast a cura di Marzia Coronati e Ciro Colonna
Sigla di Andrea Cocco
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