Il ritorno degli anni ’80
Ci sono persone che (loro malgrado o per loro fortuna) sono nate qualche anno dopo i famigerati anni ’80 e che non hanno potuto viverli a pieno. Nonostante questo ultimamente pare che questi anni siano tornati prepotentemente in voga, grazie a moda, film, serie. Siamo infatti bombardati da tantissimi spunti provenienti dagli anni ’80. Un po’ anche chi non ha vissuto questo periodo sta imparando a conoscere questi anni così vicini eppure così lontani; in cui pare siano state gettate le basi di tutto ciò che siamo e che abbiamo oggi.
È indicativo il fatto che libri e soprattutto serie ambientate negli anni ’80 o che accennano a musica, giochi, film di quell’epoca hanno un notevole successo; basti pensare a serie come Stranger Things o This is us che hanno come ingredienti fondamentali ambientazioni e riferimenti amarcord.
Grazie a tutte queste produzioni gli anni ’80 occidentali li abbiamo tutti più o meno chiari nel nostro immaginario, ma gli anni Ottanta dell’estremo oriente?
Ce li racconta Seaun Chang nel suo fumetto: Gli anni ’80 a Taiwan, edito da Add Editore.
Toy story.
È una storia di formazione, un diario, un’autobiografia che percorre la storia dell’autore dai primi ricordi all’attualità. Il fumetto si divide in 12 episodi e ci sono molti elementi che ci fanno “sentire a casa” anche se siamo a Taipei. Il culto di Bruce Lee, che si è espanso in modo omogeneo per tutto il globo; i primi cartoni animati come Mazinga, i robot giapponesi etc. etc.
Proprio quando l’autore parla della voglia infinita di avere l’ultimo modello super accessoriato di robot, che aveva visto a casa di un compagno di scuola e che per lui sarebbe stato sempre inaccessibile; c’è sicuramente una forte immedesimazione. Si tratta in fondo di un’esperienza trasversale: anni ’80, ’90, ’00, tutti abbiamo desiderato quel giocattolo, proprio lui, quello che non si poteva assolutamente avere. I nostri desideri manifesti o meno si infrangevano contro un muro di impenetrabile diniego dei nostri genitori; e allora proprio quel giocattolo diventava nella nostra mente ancora più meraviglioso, indispensabile ed inarrivabile: nessun altro oggetto poteva reggere il confronto. Ora i più fortunati dopo abili strategie o un imperterrito sfiancamento ai fianchi genitoriali riuscivano ad ottenere proprio: IL GIOCATTOLO. E dopo una gioia che sembrava imperturbabile, dopo aver conosciuto tutti i termini della beatitudine, nel nostro cuore si fa spazio una nuova esigenza: un altro giocattolo sta attirando la nostra attenzione, un altro oggetto che dobbiamo avere e così riparte tutto da capo in una spirale infinita.
Fino a qui, questi anni ’80 dell’altro lato del mondo sembrano familiari, normali.
Ma Taiwan in quel periodo stava vivendo un particolare mutamento politico. Non c’era la libertà che in Occidente avevamo già conquistato, c’era la legge marziale. Le città erano piene di manifesti di propaganda che inneggiavano alla riconquista della Cina. Gli spettacoli e le letture erano controllate, al cinema e in qualsiasi altro luogo di aggregazione prima delle attività bisognava alzarsi e cantare l’inno nazionale. Tutte le fasce della società dovevano essere distinte, gli studenti ad esempio come Seaun dovevano portare i capelli rasati a centimetri stabiliti e anche per le studentesse c’era da rispettare una misura standard per i capelli, così come per il vestiario. L’autore ci parla di un’adolescenza costretta, difficile che poi si trasforma in una nuova era della sua vita ancora più difficile: il clima politico a Taiwan si fa ancora più duro, colluttazioni, proteste e scontri sono all’ordine del giorno. Tutto questo porterà alla fine della legge marziale, le cose cambiano, tutto si distende, anche Seaun matura e raggiunge la stabilità.
Quello che Seaun Chang ci propone è un interessante viaggio, con un tratto deciso, le pagine in bianco e nero sono animate da tantissimi particolari; anche se i primi piani e le figure umane sono molto minimali le vignette sono molto dettagliate, penso ad esempio alla vetrina del negozio di giocattoli o ai poster cinematografici. Questa narrazione ci permette di capire in parte, quanto è parziale la conoscenza della nostra stessa contemporaneità. Taiwan è a più di 9600 km dall’Italia, è lontana davvero e su questo non c’è dubbio, ma aprire gli occhi anche sulle lunghe distanze fa sempre bene.
Autore: Sean Chuang
Traduzione: Martina Renata Prosperi
Pagine: 192
ISBN: 9788867832088
Prezzo libro: 18.00 €