Il 27 marzo è la data fantascientifica che era stata designata come quella della riapertura dei teatri, divenuta ancora più grottesca ora che quasi tutta Italia è tornata in zona rossa.

Un annuncio cosmetico, pieno solo della vuota retorica di un ministero in chiara crisi d’identità, che utilizza strumentalmente il tema della riapertura come fosse l’unica questione dirimente per il sistema spettacolo in questo momento di emergenza. Chi lo anima e lo vive tutti i giorni, al contrario, sa bene quanto questo riunisca un numero elevatissimo di realtà dalla natura specifica e differente. Una diversità che in questi mesi è stata disconosciuta violentemente, con ristori insufficienti e spesso nemmeno previsti, con regole e protocolli inattuabili, che hanno di fatto enfatizzato la condizione privilegiata di alcuni luoghi – i teatri istituzionali – a scapito di tutta la costellazione di realtà piccole, associative, private, ecc. che costituiscono la linfa vitale dei nostri territori e nutrono la comunità artistica’

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