Tante le iniziative e i presidi che hanno avuto luogo in tutta Italia in seguito alle misure cautelari atte a colpire dirigenti sindacali e lavoratori SiCobas e USB della logistica.
I due sindacati di base conflittuali sono impegnati da anni all’interno di un settore dove vige un sistema di sfruttamento promosso dal sistema dei subappalti, infiltrazioni mafiose e contratti a ribasso, firmati dai grandi sindacati confederali sempre più strumento padronale per soffocare le lotte sul lavoro
La corrispondenza di Radio Onda D’Urto con con Tiziano, compagno dei Si Cobas Emilia – Romagna. Ascolta o scarica e Il commento di Pierpaolo Leonardi, dell’esecutivo nazionale USB.
La corrispondenza di Sergio Ammirante – Si Cobas Perugia
. Ed è in questo quadro che si inserisce la repressione giudiziaria, proprio nei confronti di quei sindacati combattivi che hanno portato avanti dure battaglie in un comparto strategico, come quello della distribuzione delle merci, strappando con la lotta miglioramenti salariali e contrattuali.
Quando la lotta di classe fa male ai padroni, si mette in atto la macchina repressiva, volta a scongiurare una sua possibile estensione.
Questo è quello che ci racconta questa storia che mette sotto inchiesta il sindacato di base.
É quello che ci racconta la storia dei lavoratori della logistica, picchiati da squadracce durante i picchetti fuori dai magazzini e uccisi mentre difendevano il diritto di scioperare e di lottare per migliori condizioni di lavoro e di vita.
É quello che ci racconta la storia dei lavoratori del tessile di Prato che hanno lottato per abbattere la schiavitù e in tutta risposta sono stati colpiti da attacchi con l’acido. É quello che ci racconta la storia delle accuse nei confronti dei lavoratori portuali del Calp di Genova che lottano contro il traffico di armi nei nostri porti e per questo sono entrati nel mirino della procura.
É quello che ci racconta la storia della irruzione di polizia e della pistola nella sede USB durante l’elezione delle RSU. Quello che oggi è sotto attacco è l’agire conflittuale che deve avere il sindacato che realmente difende gli interessi dei lavoratori.
Sono sotto attacco le azioni come lo sciopero, i picchetti, il blocco delle merci, strumenti che i lavoratori hanno per migliorare la propria condizione.
Tutto questo avviene all’interno di un panorama politico in cui, tra stati di emergenza e unità nazionale ad uso e consumo del Governo che rappresenta gli interessi euroatlantici e di Confindustria, si impongono sacrifici sempre più pesanti sulle classi subalterne.
Siamo ormai alla deriva autoritaria di un Paese dove, come mostra quest’ultima crisi di Governo, non si può dissentire né tantomeno contestare l’operato di chi governa, neanche quando ci porta in guerra. Si azzera persino la discussione parlamentare.
Via coi lavori che bisogna spartire i soldi del PNRR e applicare le riforme imposte dall’Europa.
Chi cerca di raccontare la realtà in modo diverso dal pensiero unico a reti unificate che diffonde le veline del Palazzo, viene messo alla gogna.
Chi lotta viene represso e screditato e per distrarre l’attenzione ecco la costruzione dei nemici da dare in pasto al popolo, che siano NoVax, filo-russi- putiniani, percettori di reddito di cittadinanza.
Tutto per giustificare l’operato del Governo mentre a raffica la mannaia delle misure antipopolari si abbattono su di noi, aumenta l’inflazione, lo sfruttamento, la precarietà del lavoro, la privatizzazione dei servizi, i salariati sono sempre più poveri, si muore di fame o di lavoro, come tristemente sappiamo dalla strage che affligge questo Paese e che non ha risparmiati neanche i nostri ragazzi sfruttati nell’alternanza scuola-lavoro.
Ed è in questo contesto che in previsione del surriscaldamento del clima sociale, viene colpita l’organizzazione dei lavoratori in uno di quei settori a cui appartengo lavoratori tra i più sfruttati e combattivi, che hanno ottenuto risultati grazie alla lotta, mettendo in crisi un comparto strategico per il capitale. É la lotta di classe stessa ad essere sotto attacco per evitare che si estenda e dilaghi.
E in Italia di vertenze sul lavoro ne abbiamo molte aperte.
Ed è per questo che oggi il vero senso di responsabilità è stare dalla parte delle avanguardie operaie e unire le vertenze contro chi ha distrutto diritti acquisiti, stato sociale, tessuto industriale del Paese e ne ha fatto terra di conquista per multinazionali. La classe siamo noi uniti e se colpiscono il sindacato di base colpiscono tutti. La repressione può determinare una risposta “contagiosa”!
Sabato 23 manifestazione nazionale a Piacenza. Di seguito il comunicato con le adesioni alla manifestazione.
a cura di Sara Puglia – Radiosonar.net
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