Sappiano lor signori che tra i vari settori dell’archivio del Satanasso ve n’è uno in cui sono inclusi parecchi personaggi che, per l’intrinseca natura della loro arte, né il diavolo né il suo opposto sono riusciti a capire cosa farsene. È, questa puntata, la storia di quegli artisti che sfuggendo all’incasellamento nell’uno o nell’altro schieramento di questo manicheo psicodramma tra dio e l’avversario che si consuma da un’eternità, sono riusciti, per converso, a veicolare un messaggio spirituale non connotato religiosamente. È cioè di una religiosità tutta umana e tutta musicale, non ultra-terrena, che è fatta la loro opera immortale: l’uomo soltanto deve essere stato, evidentemente, il fine della loro arte e forse della loro vita.
Biografie spesso travagliate, morti premature, disturbi mentali, vite in certi casi vissute un po’ ai margini, il marchio ricorrente della sfortuna, sono là a testimoniare dell’abbandono da parte dei due illustri contendenti il titolo di “divinità trionfante”; ma la loro arte veleggia su cieli ancora più alti per ricascare, guarda un po’, proprio nelle nostre mani lorde di peccato. Artisti immortali per uomini molto mortali. Enjoy.

1 John Coltrane – Aknowledgement
2 Jimi Hendrix – 1983… a merman i should turn to be
3 Gil Scott-Heron – Pieces of a man
4 Curtis Mayfield – We the people who are darker than blue
5 James Carr – I’m going for myself
6 Peter Green (from “A Hard Road” by John Mayall Bluesbreakers) – The super-natural
7 Tyrannosaurus Rex – Hot rod mama
8 Nick Drake – At the chime of a city clock
9 Tim Buckley – Monterey
10 Mark Hollis – The daily planet
11 Songs Ohia (Jason Molina) – The body burned away
12 Martha Wainwright (from the Piaf album “Sans fusils, ni souliers, a’ Paris) – Une enfant