QUEERzionario 3.23 – G di GENOVA contro la guerra
Alzate i salari, abbassate le armi! Il 25 febbraio a Genova c’è stata la manifestazione nazionale chiamata dall’appello lanciato dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali nell’assemblea aperta del 28 gennaio.
Negli anni scorsi, nel porto di Genova, una mobilitazione partita dai lavoratori del porto ha impedito l’imbarco di materiale bellico diretto in Arabia Saudita e destinato alla guerra in Yemen. Analoghe manifestazioni a sostegno del blocco del traffico di armi si sono tenute in altri porti europei contro le navi della compagnia saudita Bahri, che rifornisce d’armi e mezzi militari tutto il Medio Oriente. Ma anche mobilitazioni contro produttori di armi, contro la costruzioni di nuove basi militari, contro treni e aerei che oggi riforniscono conflitti accesi per puro interesse economico e geopolitico. Sono conflitti sanguinosi che mietono vittime giornalmente, devastano territori, alimentano la crisi climatica e ambientale, spingono migliaia di persone ad abbandonare i loro paesi per emigrare.
Ne abbiamo parlato anche qui con un’intervista a Jose, del collettivo portuali Genova che ci ha raccontato le loro pratiche di lotta
25 febbraio a un anno dall’inizio della guerra tra Russia e NATO per procura in Ucraina, guerra che non accenna a trovare una soluzione. Uno scontro iniziato nel 2014 da parte dell’Ucraina verso le zone del Donbass, che ha provocato decine di migliaia di vittime di cui nessuno parla, sfociando in un conflitto allargato nel febbraio del 2022 e che oggi rischia di arrivare ad un escalation nucleare. Il conflitto avviene nel cuore dell’Europa, un conflitto in cui l’Italia è attivamente coinvolta con invio di armi e non solo. Una guerra che ha delle cause che vanno al di là delle cose che vengono propagandate. Una guerra che ci racconta come il capitalismo a guida dell’Occidente e degli USA sia in profonda crisi che si trasforma in aggressioni militari sempre più aperte. Un conflitto in cui non si esita di fronte a nulla, sacrificando i popoli coinvolti nascondendo però i veri obiettivi, inventando scontri di civiltà laddove esiste innanzitutto uno scontro per l’egemonia economica, per la supremazia mondiale sullo sfruttamento dell’intero pianeta. Il complesso militare industriale è tra i molti responsabili di questa escalation, quello almeno che ci guadagna di più, agendo in combutta con governi sempre pronti ad approvare politiche di saccheggio sulle risorse naturali in varie zone del mondo.
La guerra non è soltanto un enorme macello per i popoli ma porta con se anche devastazione sociale, tagli di risorse per il lavoro, la salute, l’istruzione per sostenere le spese militari.
Fermarli però è possibile cominciando dai nostri territori. Boicottando la guerra cominciando da casa nostra.
Per la prima volta si è attraversato il porto di Genova cosa che non era mai stata autorizzata prima con un gesto simbolico di riappropriazione collettiva dello spazio e delle pratiche di lotta dei portuali contro la guerra
L’assemblea transterritoriale Corpi e terra di Non un di meno ha accolto l’invito a partecipare e in questa puntata possiamo riascoltare l’intervento fatto in piazza
QUEERzionario del 04/03/2023 – G di Genova contro la guerra
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