5 April 2020  /  Marita

Il decreto “cura italia” dimentica il lavoro di cura

Oggi da TRANSfemmInonda condividiamo l’appello di alcune ricercatrici sull’emergenza coronavirus e il suo impatto sul lavoro domestico e di cura di cui si è fatta megafono l’assemblea di NUDM di Milano

Il decreto Cura Italia, nonostante abbia paradossalmente assunto questo nome così parte delle elaborazioni e pratiche femministe e transfemministe, non prevede misure specifiche proprio per chi il lavoro di cura svolge.

Per queste lavoratrici e lavoratori ad oggi gli unici strumenti a disposizione sono il ricorso all’indennità di disoccupazione se in regola con il contratto e al non meglio definito Reddito di ultima istanza.

Oggi più che mai c’è il bisogno di riconoscere economicamente e socialmente il valore del lavoro domestico e di cura, ma anche di immaginare nuove forme di riconoscimento del ruolo cruciale della cura.

Vogliamo sottolineare innanzitutto che ci piace in questo appello l’aver scelto le parole lavoratrici/lavorator* della cura invece che “colf, badanti e babysitter”, un linguaggio normalmente usato che tende a sminuire ulteriormente il valore di questo lavoro.

Il lavoro di cura è stato sistematicamente femminilizzato assumendo quindi quei caratteri di flessibili e scarsa tutela estendendo a chi lavora in questo settore le modalità “tipiche” del lavoro di cura richieste dal sistema al ruolo stereotipo della donna/moglie/madre quali la relazionalità, l’impegno senza orario, la gratuità, la naturalità.

Diamo lettura di alcune parti dell’appello scritto dalle ricercatrici Claudia Alemani, Lucia Amorosi, Beatrice Busi, Raffaella Maioni, Sabrina Marchetti, Raffaella Sarti, Olga Turrini, Francesca Alice Vianello e Gianfranco Zucca perché crediamo contenga punti fondanti che non avrebbero dovuto essere ignorati prima, ma che non possono essere dimenticati né durante né dopo la crisi sistemica che stiamo vivendo.

Lo trovate nella sua integrità a questo link

http://www.ingenere.it/articoli/verso-una-democrazia-della-cura

per aderire all’appello Per aderire a questo appello scrivi a:

appellocuralavorodicura@gmail.com

foto di Unsplash/Cristian Newman pubblicata nell’articolo

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