23 febbraio, la scena del cambiamento: Manifestazione in tutte le città d’Italia dello Spettacolo & Cultura

Un anno senza spettacoli, un anno senza reddito: appuntamento domani in 21 piazze d’Italia.

80 sono le adesioni dalle reti di tutti i lavoratori dello spettacolo dal vivo, 24 i promotori, 21 le piazze che domani 23 febbraio, ad un anno dalla chiusura di teatri, cinema e luoghi di cultura, si mobiliteranno.

Questo è il risultato straordinario di un cammino che non si è mai fermato da quella data, perché i lavoratori e le lavoratrici avessero riconosciuti diritti e tutele.

Presenti oggi in conferenza stampa diretta  diversi coordinamenti lo hanno ribadito, da Napoli con Francesco a Elio Balbo, Piemonte, Jacopo dal Veneto, Leon dalla Calabria, Nicolò da Padova, e poi le Sarte di Scena e le Clap-Risp, con Tiziano, da Roma.

Un problema annoso esploso con il lockdown, ma che ora deve essere affrontato e risolto con una riforma strutturale che preveda riconoscimento giuridico, protocolli di sicurezza, un reddito di continuità, finanziamento a sostegno della miriade di piccoli teatri e spazi che fanno vivere la cultura nel territorio, il rapporto col pubblico, il senso di comunità.

Il lavoro precario ha mostrato la corda, portando lavoratori e famiglie alla fame vera, spingendo alla disperazione come è accaduto ad Omar, tecnico delle maestranze venete, suicidatosi nel suo garage. “Se è successo vuol dire che la misura è colma” chiarisce Jacopo. “I fondi del FUS vanno ai teatri, non ai lavoratori. Pretendiamo un cambio di rotta a 360 gradi, pretendiamo rispetto per le vite di chi lavora”.

E’ la stella polare della manifestazione di domani, ribadita anche da Francesco da Napoli che fa sapere che davanti al Mercadante sarà una manifestazione intercategoriale perché tutto il mondo del lavoro precario è mobilitato, insieme agli studenti dell’Accademia.

Ma anche a Roma, fa sapere Tiziano delle Clap-Risp , la piazza è aperta, con gli stessi “rider in mobilitazione”, ma con tutti i settori che vogliono ritessere la tela di un mondo del lavoro frantumato. Perché, e non smetteremo di scriverlo, anche questo è il valore della cultura e il segno di civiltà di un paese. Primo fra tutti il mondo della scuola, che con la chiusura ha mostrato quale ferita possa essere per un’intera generazione in crescita.

Un anno che ha visto crescere la mobilitazione e la partecipazione, come dimostrano i numeri, che i lavoratori hanno percorso senza delegare.

In alcuni casi i tre sindacati confederali si sono affiancati, come è giusto che sia, ma domani hanno indetto un’altra piazza. Una prassi che fa storia, ma che – anche questa – deve cambiare. Lo hanno scritto a chiare lettere i “Professionisti spettacolo e cultura – emergenza continua” nella lettera di risposta alla convocazione separata delle tre sigle, e lo ha ribadito oggi in conferenza stampa Nicolò, “i numeri ci danno ragione”, e sono il segnale per i sindacati: devono scegliere da che parte stare. Devono essere i primi a pretendere che ai tavoli interministeriali siedano i lavoratori “iscritti e non”, e non le sigle.

E come abbiamo ricordato anche in conferenza stampa, in questo cammino di condivisione e cambiamento ci siamo noi, e domani ci saremo, oltre che con i contributi qui su Radiosonar, anche in diretta con Gemini -Network delle radio indipendenti. https://gemininetwork.it/

Tutti Gli appuntamenti nelle 21 piazze in Italia:

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