QUEERzionario 3.25 – G tra gasdotti e guerre
Martedì 14 marzo LEA Berta ha organizzato nello spazio della stazione Tiburtina liberata un incontro su EastMed-Poseidon, il progetto di un gasdotto che vorrebbe partire da Israele e attraversare il Mediterraneo, passando sotto Cipro e la Grecia, per poi raggiungere la Puglia, un progetto emblematico nella relazione tra fossile e militarizzazione che alimenta guerre e apartheid.
In questa puntata vi facciamo ascoltare la registrazione dell’ interventi di ReCommon, che ha presentato il suo nuovo video su EastMed. Un video che, con immagini e interviste ci restituisce le tensioni e problematiche che questo progetto sta alimentando nel Mediterraneo dell’est.
È intervenuta anche unàttivista di Gastivists, un collettivo che si occupa di informazione e sensibilizzazione sui pericoli delle fonti fossili e che ha presentato “Peace is fossil free”. In questo fumetto da loro prodotto la testimonianza di attivistə che, da Palestina, Israele, Cipro, Grecia e Italia collegano guerra, repressione e gas fossile, attraverso il racconto della loro esperienza.
L’hub del gas del Mediterraneo orientale si chiama Israele. Una delle infrastrutture più strategiche è il cosiddetto “Gasdotto della Pace”, un serpentone che dal terminal egiziano di Al Arish dopo un percorso sottomarino di 90 chilometri e bypassando la Striscia di Gaza termina la sua corsa ad Ashkelon. Nel 2013 la scoperta degli enormi giacimenti di Leviathan e Tamar e di Aphrodite nelle acque cipriote apre anche per questi paesi la possibilità di divenire esportatori di gas, sia nella regione che verso il mercato europeo e globale.
Né Cipro, né Israele hanno però le infrastrutture dell’Egitto. Si valuta così la costruzione del mega gasdotto Eastmed, che passerebbe anche da Cipro per poi arrivare in Italia, in Puglia, e la realizzazione di pipeline sottomarine per collegare i giacimenti offshore con la Turchia o con l’Egitto.
Eastmed trova il gradimento di paesi di passaggio e approdo quali Grecia e Italia ma non della Turchia, che si vedrebbe esclusa dalla partita. Israele si afferma quale nuovo hub del gas con i suoi flussi di import e export, un po’ come vorrebbe fare dell’Italia il governo Meloni.
Nel frattempo da più parti lo sfruttamento della riserva fossile viene visto come un elemento di ulteriore rafforzamento della repressione nei confronti del popolo palestinese. Uno status quo che Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani definiscono come un vero e proprio regime di apartheid.
Nel frattempo, denunciano gli attivisti locali, Israele si sta guardando bene dal dare il suo contributo per risolvere la crisi climatica. L’inquinamento nel Paese è a livelli delle peggiori zone di sacrificio, ossia delle aree della Cisgiordania che Israele sfrutta per lo smaltimento di rifiuti pericolosi, anche se nelle zone residenziali e nelle città fanno bella mostra di sé pannelli solari che raccontano di una sostenibilità e di un’attenzione per l’ambiente solo di facciata e solo nelle colonie illegali.
QUEERzionario del 18/03/2023 – G tra gasdotti e guerre
- Calle 13 Latinoamerica
- Sudor marika las invertidas in sigla