STUFI DELLE STAR?  TORNANO LE CANTAUTRICI

Nell’oceano di musica in cui siamo abituati a navigare,  un marinaio esperto dotato di carteggio e bussola puo’ aver bisogno di certi orientamenti primordiali che una volta erano tracciati dalla Luna e le stelle. Quegli stessi punti di riferimento in musica, oggi sono tracciati da gruppi di cantautori e cantautrici esordienti che (nonostante il clima saturo , dall’eterna lotta tra musica Trap e Indie) , fomentano dal basso la scena romana e italiana di idee nuove e buona musica. Una tra queste e’ senz’altro Valentina Polinori,  giovane cantautrice romana con il suo LP di esordio  “Mobili” uscito  oltre un anno fa .  L’occasione per riparlare di lei arriva dal suo nuovissimo singolo  “Bosco”  in attesa del nuovo  progetto, in uscita a fine febbraio  proponiamo per radiosonar.net  una recensione inedita che in tempi non sospetti valorizzava le doti del suo primo e per il momento unico LP “MOBILI” .

Le prime sensazioni che colpiscono la mia attenzione , sono la sobrietà, e la  ricerca meticolosa di un sound di qualità, semplice ma non banale.

Si comincia con “Testo vero“,  dove al centro di tutto ci sono le parole di una voce delicata, che ci racconta la storia di una relazione di coppia, arrivata al capolinea:  “abbiamo perso, mi arrendo, ho il ricordo di un amore, durato troppo…” .  Il riff di chitarra all’inizio, durante e alla fine mi entra subito in testa già dal primo ascolto. La seconda track è “Lolita“, uno dei pezzi trainanti dell’album,  il più radiofonico e orecchiabile, dal sound Pop e un po’ British. Il pezzo funziona, anche  perché nonostante non abbia un testo del tutto allegro, dentro ci troviamo, trasporto, vitalità e slancio vocale. In particolare il fraseggio nella seconda strofa è divertente e ritmicamente coinvolgente, quasi mi stupisco di non aver sentito mai questa canzone alla radio. “Ghiaccio” è il terzo pezzo, non sappiamo  quanto ci sia di autobiografico, si notano comunque le capacità dell’ artista (e lo farà anche in altri pezzi ), di farci  entrare in una sfera emotiva “altra” , più introversa, a tratti cupa e inquieta. Sinth e drum machine, scandiscono i passi di un  tempo ridotto all’essenziale. ci sembra quasi di stare in una scena de “I segreti di Twin Peaks” di David Linch, provare per credere…

Siamo arrivati alla “title track” che e’  “Mobili” , qui ‘ finalmente, un impennata di buon rock dai timbri saturi, noise con ritmi più serrati, notiamo con piacere, che fin ora , non c’è una canzone uguale all’altra, anche il testo ricco di simbologie e parallelismi questa volta è più condensato e meno esplicativo . 
La traccia n. 5  “Gelsomino” ha la caratteristica di essere un pezzo completo e complesso allo stesso tempo,  per le tematiche agrodolci, e l’uso di un racconto descrittivo un po’ alla Samuele Bersani: “un collo troppo corto per una testa così onesta, ed un cuore accartocciato in tasca…” . Cambi di stile e di tempo repentini che in pochi minuti  ci portano dalla quiete alla tempesta: “forse è tardi forse è troppo tardi, sei arrivato troppo presto si , ma forse è tardi per amar…” .
Arriviamo alla traccia n. 6  “A uno in 3“, nonostante il primo ascolto potrebbe  farci intendere di essere di fronte a una di quelle che potremmo definire B-side, le famigerate canzoni del lato B, qui il merito e’ quello di aver strizzato l’occhio, alla novità della sperimentazione.  L’uso di atmosfere elettroniche sound-escape, che culminano proprio, con quel “soffio di vento che spazza via tutto” citato nella canzone,  in un attimo siamo teletrasportati  in suoni da Club-Disco con una cassa dritta, un po’ sorniona, che non riesce a farci stare fermi. Non ce lo aspettavamo, certo una gradita sorpresa,  la sensazione pero’, è quella di un “bacio rubato” , bello e intenso, ma’ un po’ troppo breve!

Eccoci alla n. 7 Frida, omaggio alla grande Frida Kahlo.

Il testo si sviluppa raccontando  in prima persona le suggestioni di una vita travagliata, passionale fatta di arte e dolore  : “non sono malata, io sono rotta, ho un corsetto di ferro e ballo e’ assurdo lo so’…“. Il tentativo vocale e’  quello di entrare nel personaggio, ora adirato e determinato, poi ironico e teatrale : “e se scavo più in fondo, dipingo le spine, un girasole di fronte al camino e mi addormentero’“.
 La track n 8 “Gradini” e’ un po’  ” l’alba chiara ” di questa giovane cantautrice, e’ uno dei primissimi pezzi, quello che maggiormente ha reso l’artista consapevole, delle proprie possibilità canore, grazie anche  all’incontro creativo, col chitarrista Matteo Cona, con cui è nata una solida collaborazione.
La cosmogonia dell’universo, di suoni e parole di Valentina Polinori e’ racchiusa in questa canzone, insomma è qui che comincia tutto.
Per l’occasione, in questo primo  album ne è stata incisa una versione nuova, più matura , eseguita e cantata con maggiore cura, anche se mi sento di dire che la prima versione accompagnata dal videoclip reperibile su YouTube seppur parecchio rudimentale nella produzione, mantiene un alone magico e affascinante che ancora resiste nel tempo.
La N. 9  “Esodi” ci da’ ancora quel rimando musicale a cornici “noir” alternate a piccole schiarite folk, al contrario pero’ qui, la crescente tensione dai riff dark, chiaro scuri, si scioglie nel breve, ma’ caldo abbraccio del solo di chitarra elettrica che sposta le nubi e fa’ tornare il sole.
Chiude il disco la n. 10  “Andiamo lenti” , uno dei miei pezzi preferiti, la  matrice jazz, la registrazione live in stile Blue Note, la presenza di nuovi timbri ( pianoforte, tromba, contrabbasso ), sono tutti elementi che danno a questo disco ancora una volta, una nuova faccia e una diversa prospettiva , ottimo modo per mettere un sigillo, ad un album essenziale, onesto e brillante. Le tematiche ricorrenti nel linguaggio di Valentina Polinori, sono legate al rapporto con il  tempo e il  viaggio.
Le aspettative,  i ritardi e le attese, sono descritte nelle storie dipinte, come piccoli quadri di vita  vissuta. Il  talento, e’ quello di sapersi spingere anche  all’introspezione, dove solitudini e malinconie sono spesso in agguato, eppure lei, ce le racconta senza paura, con leggerezza, accettazione e speranzosa aspirazione. Un plauso va’ fatto  ai musicisti, che hanno partecipato alle registrazioni del disco, Nicola e Giacomo Ronconi, Stefano Rossi, Francesco Fratini, Igor Pardini  e il grande batterista Davide Savarese, classico elemento che, con la precisione  chirurgica del suo strumento, riconsegna alla semplicità e fruibilità  tutto ciò che può sembrare complicato.
 Un riconoscimento particolare va’ dato all’estro di Matteo Cona e Angelo Rizzuti che hanno saputo dare  volume a un idea musicale rendendola un prodotto musicale intellegibile.
 Con “MobiliValentina Polinori  entra elegante, in punta di piedi, nella scena musicale del cantautorato italiano. Aspettiamo con ansia il suo secondo album ,  “Trasparenti” in uscita il 21 febbraio 2020.
 Il margine di crescita artistica e’ ampio e, se ci possiamo permettere le diciamo che, per il momento squadra che vince, non si cambia, oltre naturalmente a farle i migliori auguri per l’ispirazione e la produzione del prossimo e  attesissimo album. Se queste sono le premesse, ne vedremo delle belle.
Eravate stufi delle Star?  Bè sono tornate le cantautrici! 
Articolo di Yonas Roncarati

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