21 April 2021  /  Anna Maria Bruni

Non c’è modo migliore per raccontare la contaminazione che continua a generare il lavoro fatto durante l’occupazione del Globe.

Per questo ho scelto di dedicare interamente la puntata al racconto di quanto è avvenuto durante queste meravigliose cinque giornate: l’approfondimento dei temi che disegnano la riforma strutturale del sistema attraverso i tavoli che abbiamo tenuto nel corso delle mattinate e la loro restituzione nel pomeriggio, le agorà cittadine che hanno messo a confronto gli spazi della città, gli okp talk, la diretta con le occupazioni di Napoli, Milano, Parigi.

“Oggi riceviamo un bellissimo regalo dall’artista e attivista segnante Diana Anselmo che ha tradotto con questo video il testo Rifare il mondo / Remake The Globe in LIS. La traduzione LIS ci consente di diffondere alla comunità sorda i germi del primo movimento della Rete Lavorat Spettacolo Cultura che ha dato vita alla meravigliosa realtà del #globetheatreoccupato, oltre che di riflettere ulteriormente sugli strumenti che utilizziamo per raccontare il mondo che vogliamo cambiare.”

Le tante problematiche emerse dimostrano quanto sia imprescindibile l’intersezione delle lotte, quelle che riguardano gli spazi, dalla redistribuzione dei fondi alla restituzione di quelli sgomberati a chi li ha gestiti per anni producendo cultura e benessere per il territorio, quelle che riguardano le lotte di altri settori del lavoro precarizzato (vedi i riders) tanto quanto del lavoro che si vuole precarizzare (vedi Alitalia, le cui mobilitazioni di questi giorni Radiosonar racconta costantemente).

E’ già una bozza di riforma strutturale, e sarà quella che si porterà al tavolo interministeriale con Franceschini e con il ministro del lavoro Orlando il 22 aprile, data fissata proprio dal ministro della cultura,  intervenuto nella prima giornata di occupazione. Ma questo appuntamento non può essere formale, deve al contrario rappresentare una vera apertura alla riforma strutturale del sistema che si chiede da un anno.

Molti sono i campanelli che mettono in allarme, il primo dei quali è proprio una diretta il giorno stesso sullo “Statuto delle arti”, completamente carente per molti aspetti, a cominciare proprio dalla tutela degli spazi, e quindi ad una distribuzione dei fondi da rivedere completamente. Ma non solo, anche la sponsorizzazione della pdl Orfini, una proposta che prevede una serie di cappi al collo per gli artisti, a cominciare dall’autoversamento dei contributi, continua a galoppare. Sono processi che vanno fermati, imponendo la nostra visione delle cose.