10 March 2021  /  Anna Maria Bruni

Esattamente un anno fa il ministro della cultura Franceschini decretava la chiusura di cinema e teatri; partiva il lockdown che ci avrebbe impedito di andare in scena.

Di andare in scena, sottolineo, perché di lavorare, scrivere, studiare, provare, strutturare gli spettacoli, le tappe del nostro lavoro di ricerca che ci consentono di comunicare col pubblico, quel dare e ricevere che è parte integrante del nostro mestiere, non abbiamo mai smesso. Dovrebbe saperlo, un ministro della cultura, come dovrebbe saperlo un ministro del lavoro. Così come un ministro dello sviluppo economico dovrebbe sapere che la cultura genera il 13% del nostro PIL, ma solo l’1,6% del Recovery Fund (Fonte Istat). Per la precisione, 3,1 miliardi di euro su 196. Eppure questo settore continua a non essere menzionato quando si parla di ripresa.

Prova ne sia che ora che la pandemia non ci dà tregua e si torna a parlare di un possibile nuovo lockdown, e quindi di una revoca dell’annunciata riapertura per il 27 di marzo, dal consiglio dei ministri apprendiamo che decideranno l’ultima settimana. Come se dovessimo riaprire un negozio, un supermercato, e non vi fosse invece un’organizzazione e una programmazione a cui fare fronte, ribadendo comunque che una riapertura in condizioni contingentate sarebbe una catastrofe per la miriade di piccoli spazi, senza alcuna previsione di sostegno.

Ma come dicevo i lavoratori della cultura e dello spettacolo continuano a lavorare. Ce lo racconta Beatrice Burgo, presidente dell’associazione del Teatro del Lido, del quale ripercorriamo l’esperienza decennale attraverso la partecipazione dei cittadini di Ostia, che ha fatto di questo spazio un luogo realmente pubblico che oggi conta 30 associazioni attive nella programmazione, a conferma che il teatro è un servizio pubblico. E ce lo racconta Paolo Fagiolo, attore, già ospite in una precedente puntata per raccontarci dell’API, la rete di associazioni che in Friuli si è mobilitata per pretendere dalla Regione l’attenzione dovuta a quanti fanno cultura nel territorio.

In questa puntata, nella seconda parte che abbiamo deciso di dedicare al lavoro artistico, ci racconta dell’esperienza teatrale “Mi vedi?” nata in Francia per il regista Guillermo Pisani, e portata al Teatro Stabile d’Innovazione del Friuli Venezia Giulia grazie a Rita Maffei, anche lei attrice in questa esperienza.

Definita così dallo stesso regista, “Mi vedi?” nato proprio sull’onda dell’impossibilità di incontrarsi causa lockdown, utilizza la piattaforma zoom per continuare a tenere vivo il rapporto col pubblico. E a quanto sembra, con successo. Vi lasciamo all’ascolto di quanto ci ha raccontato Paolo a proposito dell’interazione col pubblico, oltre che della struttura di questa visione.

Ed è ancora una volta Maria Pia Di Meo ad accompagnarci, dal momento che i “Tumulti”, titolo dell’album, sono anche i nostri.

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