17 March 2021  /  Anna Maria Bruni

Continuiamo a seguire i percorsi creativi: sulla scena con “Tutti mi dicevano che ero un enfant prodige” di Miriam Russo e Alessia Giovanna Matrisciano, e nella società: quelli della Rete Nazionale dei Beni Comuni Emergenti e ad Uso Civico, per restituire alla politica il diritto. La trasformazione attraverso la partecipazione.

Abbiamo già incontrato l’ex Asilo Filangieri in una precedente puntata con Andrea de Goysueta, attore, autore, regista, tra i partecipanti della prima ora all’occupazione di questo spazio creativo che ha fatto un lungo percorso in questi anni per radicare l’esperienza dotandosi di uno strumento giuridico che gli assomigliasse, piuttosto che appiattisti su quelli già esistenti come il comodato d’uso o altri.

Dopo centinaia di assemblee e incontri con il Comune di Napoli l’approdo è stata la “Dichiarazione di uso collettivo e di autogoverno”, e il “Diritto di uso”, una definizione che ha imposto il tema del diritto come battaglia politica per la trasformazione di questo strumento in termini di riconoscimento delle battaglie intersezionali che la società civile nei territori porta avanti da anni.

In questa puntata ne parliamo con Giuseppe Micciarelli, ricercatore in filosofia politica e sociologia del diritto, Insegnante all’Università di Salerno e Presidente dell’Osservatorio permanente sui beni comuni del Comune di Napoli, parte della Rete Nazionale Beni Comuni Emergenti e ad Uso Civico.

Perché ne parliamo? Per molti motivi, che sono parte integrante dell’intersezionalità: dare solidità a una esperienza straordinaria come quella dell’Ex Asilo, creare un precedente, ridare un senso alla politica come battaglia per i diritti restituendole un orizzonte e una visione di società su queste basi e, non ultimo, perché questo E’ un lavoro creativo. E non per niente ho intitolato il programma “Cambio di scena. Dilatazioni di vita dal palco”.

Ma le dilatazioni sono anche quelle di Miriam Russo, attrice, e Alessia Giovanna Matriciano, drammaturga, che in questa puntata ci presentano “Volevo essere un enfant prodige”, spettacolo nato con il patrocinio dell’Accademia Nico Pepe di Udine, elaborato attraverso la scrittura di uno scheletro portante che ogni volta si confronta con partecipanti diversi e con i loro racconti dell’infanzia, arrivando perciò ogni volta a declinarsi in modo diverso. Il lavoro viene proposto dalle due autrici come una residenza laboratoriale, alla fine della quale vi è la restituzione. Una “dilatazione” dal palco per tornare sul palco attraverso il confronto con la realtà, una sorta di prassi-teoria-prassi che, lungi dall’essere un prodotto preconfezionato, è decisamente creativo.

Le sequenze che intervallano il racconto delle due autrici sono il frutto di una prima mise-en-espace con gli studenti dell’Accademia di Udine.

Disponibile su:

 

 

 

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